Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Zhao è un maestro in pensione, desidera sposarsi e accetta l’incontro con una donna grassa, visto che le magre lo rifiutano. La donna è sgradevole, ha un figlio ancor più grasso e più sgradevole di lei, ed una figliastra cieca di 17 anni che lei e il figlio maltrattano. Il padre della ragazza è via, in perenne ricerca di denaro. La donna vuole un matrimonio ricco, e Zhao le fa credere di essere ricco, chiede un prestito a Li, un suo ex-alunno che gli è amico ma che gli ha già prestato denaro in precedenza e non vuole o non può dargliene più, ma gli consiglia un modo per guadagnarne: sistemare un vecchio autobus abbandonato in un parco cittadino in modo da renderlo accogliente per le coppiette in cerca di intimità: diventa la “locanda della felicità”, e Zhao si presenta alla fidanzata come direttore e coproprietario di quell’albergo; la donna ne approfitta per chiedergli di assumere la figliastra e ospitarla come lavorante nell’albergo; ma quando lui arriva al parco operai del comune statto prelevando con una gru l’autobus e lo portano via. A questo punto inizia il vero film, la storia del rapporto di Zhao con la ragazza cieca che lui deve in qualche modo far lavorare e ospitare: la ospita in casa sua fra mille difficoltà, a volte comiche a volte tenere o commoventi, e ricorre ad amici pensionati per organizzare una finta sala per massaggi in cui far lavorare la ragazza: lui dà denaro agli amici che pagano la ragazza per i massaggi… ma presto non ha più denaro. Il film si concentra sugli sforzi assurdi di tutti gli amici per mantenere le illusioni della ragazza, mentre lo spettatore sempre più si convince che la ragazza si sta accorgendo dell’imbroglio e sta al gioco sorridendo. Finché le cose precipitano… ma precipitano in alto, in un finale solo apparentemente tragico, di commovente dolcezza: Zhao, finalmente rifiutato dalla perfida cicciona che fa da contraltare negativo a tutti gli altri personaggi, si ferma a scrivere affettuose parole in una lettera inviata dal padre della ragazza, in cui le assicura tutto il suo affetto (evidentemente sincero, il suo, anche se falsamente attribuito al padre), ma nell’andare da lei è investito da un camion e ricoverato gravissimo in ospedale. Gli amici ne prendono la lettera e vanno a consegnarla alla ragazza, ma lei è scomparsa, lasciando il suo addio su un magnetofono in cui spiega di aver capito il loro imbroglio, che ha accettato perché fatto per amore, e che quello è stato il periodo più bello della sua vita, ma che ora capisce che loro non possono più tenerla e lei se ne va… Li riavvolge il nastro e mentre ritrasmette l’addio della ragazza legge la lettera scrittale da Zhao, fra l’attento silenzio degli amici. La conclusione della vicenda può essere ovvia, ma non direi proprio che lo sia il modo con cui è proposta, della doppia lettura fatta fra gli amici rimasti, assenti i mittenti ed i destinatari dei due messaggi d'amore e di speranza.
Purtroppo per film.tv Enrico Magrelli non è Eleonora Martini, e la recensione di questo film ne è un esempio: ma che film ha visto?! Quello che racconta (con errori: Zhao parla subito di matrimonio; chiede soldi solo al suo ex-alunno Li) è una premessa alla vera vicenda del film, che riguarda l'incontro con la ragazza cieca! Dove poi vede il "caos morale di una Cina disillusa", quando il film è un inno alla bontà e alla speranza?!
Il film è un esempio di come si possa essere commoventi senza essere banali: il finale, in cui nessuno dei due ascolta le parole dette dall’altro e tuttavia il film le propone quasi come se arrivassero comunque, a lui morente o forse già morto e a lei rimasta sola nel caos cittadino, è una abilissima soluzione per farle arrivare con più forza e meno retorica alle orecchie degli spettatori. Il momento in cui la ragazza tocca Zhao per conoscerlo è delizioso, forse cinematograficamente migliore di quello (molto toccante) in cui la fioraia di Luci della città riconosce il suo benefattore.
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