Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
Dopo i fasti de La vita è bella, Benigni macchina qualcosa di grandioso ed allo stesso tempo facilissimo per raggiungere la massa più vasta e replicare (e se possibile aumentare) il successo oltreoceano. Purtroppo però Pinocchio risulta un prodotto - per quanto sofisticato e dal budget multimiliardario - finto e stanco, la cornice dorata di uno schizzo poco ispirato. Certo, tutti sono bravi e al posto giusto, dai costumi alle luci alle scene agli attori, ma il risultato sa un po' troppo di compitino svolto svogliatamente. In più Benigni azzecca l'unico ruolo (forse) al mondo in cui potrebbe risultare falso e poco credibile: quello di un bambino (credo sia in effetti pure l'unica versione nella storia in cui Pinocchio è più vecchio di Geppetto, o quasi). Troppo anche per l'attore bravissimo che pure è. E' opportuno tralasciare invece la Braschi, tanto varrebbe chiudere qua e andare a sparare un po' ai pesci nel barile.
Il falegname Geppetto ricava un burattino da un tronchetto di legno. Il burattino viene mandato a scuola, ma è un vero discolo e non segue gli insegnamenti del 'papà', nè quelli di un saggio grillo parlante e nemmeno quelli della buona fata Turchina. Si ritrova a un passo dalla morte per le cattive compagnie che frequenta, asino per non essere andato a scuola, con il naso lungo per le bugie e finalmente si pente della sua pessima condotta: Pinocchio decide di fare il bravo una volta per tutte e la fata lo ripaga trasformandolo in un bambino vero.
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