Regia di Daniel Algrant vedi scheda film
Tutto si svolge fra una sera e il mattino di due giorni dopo. Un’attricetta tossicodipendente ha girato di nascosto alcuni filmati che possono compromettere varie persone importanti prima di essere uccisa in una stanza d’albergo; il p.r. che doveva occuparsi di lei era presente, ma non ricorda nulla perché obnubilato dai farmaci e comunque è tutto preso dall’organizzazione del gala di beneficenza da cui dipende il rilancio della sua declinante carriera. Si intravede una gran voglia di recuperare il cinema impegnato degli anni ’70, ma tutto rimane confinato nel limbo delle buone intenzioni: l’accumulo caotico di elementi pubblici (i diritti degli immigrati e delle minoranze) e privati (una cognata vedova che fa il filo al protagonista) cerca inutilmente di rendere interessante una storia banalissima. Pacino è sempre grande, ma vederlo dall’inizio alla fine con l’aspetto di uno straccio bagnato mette a dura prova anche lo spettatore più benintenzionato. Strana la scelta di un’interprete dall’aria perbenino come Téa Leoni per un ruolo da sciroccata; quasi inutile la presenza di Kim Basinger; assolutamente anonima la regia.
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