Regia di Luc Besson vedi scheda film
Meglio tardi che mai? Ci sono voluti quattordici anni per vedere “Le Grand Bleu” in un cinema italiano, malgrado l’edizione doppiata fosse pronta dal 1988, anno in cui fu presentata in pompa magna come opera d’apertura al Festival di Cannes. Gli appassionati sottomarini e i bessoniani della prima ora andavano a Lugano per vederlo. E, qualche mese dopo, in Francia, per comprare la videocassetta. E ancora: un paio d’anni più tardi, Besson allestì per l’home video (e oggi è disponibile anche in dvd) una corposa e ghiotta “version longue” (cinquanta minuti circa di tagli reintegrati) che praticamente azzera o ridimensiona quest’uscita tardiva (causata, come ormai sa anche il plancton, dal blocco chiesto e ottenuto da Enzo Maiorca, offeso per la sua caricatura tratteggiata con sottile “razzismo” da Jean Reno). Tuttavia, chi ama il mare e i fondali dipinti d’azzurro, si accomodi: la visione è pari a un’immersione in un gigantesco acquario virtuale, dove è necessario trattenere il respiro e obbligatorio vedersi nuotare. Nonostante l’immancabile grandeur, il futuro regista di “Nikita” e “Leon”, si tuffa anima e corpo nelle calde e accoglienti acque del Mediterraneo e ci fa partecipi di una passione, di uno scontro che fece epoca (Mayol, nel frattempo morto suicida, versus Maiorca). Gli attori, allora tutti in erba tranne l’Arquette, vanno in profondità, ma la spiritualità lascia spesso il controcampo all’umidità.
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