Regia di Jan Sverák vedi scheda film
Nel 1939 la Cecoslovacchia fu invasa dai tedeschi e nel 1950 subì il giogo comunista. Il film inizia nella prigione di Mirov, campo di lavoro forzato, ove, oltre a criminali comuni, vennero rinchiusi tutti coloro che avevano trascorso il periodo ’40 -.’50 all’estero e, fra questi l’ex pilota Frantisek. E’ la storia di questo ufficiale e del suo giovane amico e commilitone Karel che nel ’40, rifugiati in Inghilterra, si arruolarono nella R.A.F.. La storia , arricchita da numerosi flashback, brevi e non fastidiosi, descrive le condizioni disumane di vita di vita nel campo di lavoro, ma soprattutto le vicissitudini dei piloti in un paese straniero in difficoltà per la guerra, La pellicola scorre, con momenti di esaltazione e periodi di cupa disperazione sopportati, nel ricordo delle avventure aviatorie, ove la libertà è espressa al suo massimo valore, di un amore contrastato che mette in pericolo l’amicizia e del sacrificio del giovane Karel nel tentativo di salvare l’ex-amico: Molti i momenti toccanti: l’arroganza dell’ufficiale tedesco che prende possesso del campo di aviazione cecoslovacco, il difficile inserimento nella R.A.F. con l’obbligo inevitabile di imparare la lingua inglese (alla insofferenza dell’impetuoso giovane Karel l’insegnante inglese l’avverte: “io combatto i tedeschi insegnando l’inglese, non sabotare il mio sforzo bellico”), l’infautazione di Karel verso Susan, una non più giovanissima donna inglese, che invece s’innamora di Frantisek, i duelli aerei, il salvataggio di Karel, abbattuto e salvato da contadini francesi, poi di Frantisek, per il quale si sacrifica Karel, la esaltazione della baldanza giovanile e delle sue inevitabili disillusioni, la dura, spietata vita nel campo di lavoro, nella cui infermeria opera un medico ex-SS che confessa: “io sono qua perché ho perso la guerra, ma voi ? ) apparendo così come l’unica figura “umana” in un ambiente orrendo. Il regista bene amalgama il racconto, ricorrendo a brevi flashback, senza farsi prendere la mano ma anche senza indulgenze. La vicenda scorre bene e si segue con facilità. Le difficoltà non vengono esagerale e neppure nascoste, quasi senza odio. L’attenzione allo svolgimento delle vicende non diminuisce mai e ci rendiamo conto che non cè cattiveria né astio, ma solo una dolente descrizione di vite ingiustamente penalizzate. Il regista trova sempre qualcosa di buono da presentare pur descrivendo con chiarezza ambienti e situazioni difficili. Buona la recitazione, buona la scenografia, ottima la colonna sonora che si rifà a canzoni d’epoca. Voto 7
Appropriata, con canzoni d'epoca, perfettamente in linea con il film
Buona e scorrevole prestazione
Ottima nella parte di Frantisek
Ben calibrata nei panni di Susy
Impetuosa e travolgente
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