Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Ennesima pellicola che si cala nei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale, ma in questo caso l’approccio di Bertrand Tavernier è diverso dal solito, il conflitto è inevitabile protagonista (se non ci fosse non ci sarebbe nemmeno la storia), ma si tratta soprattutto di una vicenda segnata dagli uomini, raccontata con un buon piglio che denota l’interesse dell’autore per ciò che viene raccontato.
Parigi, marzo 1942, Jean Devaivre (Jacques Gamblin) decide di lavorare presso la Continental Film, casa di produzione controllata dalla Germania, per nascondere il suo coraggioso e temerario impegno nelle fila della Resistenza.
Jean Aurenche (Denis Podalydes) è uno sceneggiatore, e poeta, che invece fa tutto ciò che può per non lavorare per i tedeschi.
Per entrambi non sarà un periodo banale.
Si parla molto di cinema, peraltro in uno dei periodi più complicati per praticarlo, i cui risultati furono osteggiati dalla Nouvelle Vague ed il film non è affatto casualmente diretto da Bertrand Tavernier che a a tal proposito scrisse diversi saggi prendendo una posizione coraggiosa.
Scandito da molti dialoghi, vissuto da più sottostorie (ad esempio le relazioni amorose di Aurenche), non ci si dimentica della realtà dei tempi, ma poi i momenti migliori guardano “oltre”, ad esempio tutta la disavventura di Devaivre per giungere in Inghilterra sembra più una commedia amara sulla vita.
Tanti sono i riferimenti cinematografici, probabilmente pure troppi (impossibile acchiapparli tutti), testimonianza di un’opera molto sentita dall’autore che al contrario di quanto accade spesso per film che prendono come riferimento storico questo periodo, non cerca affatto una partecipazione totale da parte dello spettatore.
Opera quindi che si ricama uno spazio a se stante, con stralci affascinanti ed altri semplici ma educati, ma non del tutto assimilabile, il che comporta una parziale perdita di partecipazione rispetto a quanto ci si aspetterebbe da un film che si cala in un contesto purtroppo indimenticabile come quello legato alla Seconda Guerra Mondiale.
D’autore con stile innato, forse un po’ troppo.
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