Regia di Alessandro Angelini vedi scheda film
Franco Califano, aspirante poeta e cantautore, nei primi anni Sessanta si trasferisce a Milano. Qui fa amicizia con Edoardo Vianello, Ornella Vanoni e molti altri interpreti di musica leggera, per i quali prende a scrivere canzoni. Orfano di padre, scapestrato di natura, il 'Califfo' molto presto comincia a farsi conoscere anche come donnaiolo e per la sua dipendenza dalla cocaina, che lo porta in carcere. Come già in passato, anche stavolta sarà la musica a salvarlo.
La terza generazione di Gassman approda sullo schermo, e va riconosciuto che il talento del nonno Vittorio e del padre Alessandro è stato senz'altro ereditato da Leo, di professione cantante e qui impegnato in un ruolo che difficilmente potrebbe essere più di così nelle sue corde. E infatti la sua caratterizzazione di Franco Califano nel biopic che la Rai dedica al Califfo a oltre dieci anni dalla sua scomparsa (30 marzo 2013) è efficace, viva, non manca di nulla. Magari il copione – di Isabella Aguilar e Guido Iuculano, dall'autobiografia Senza manette scritta da Califano insieme a Pierluigi Diaco – qualche falla invece ce l'ha, e quasi tutti i suoi limiti derivano, così come quelli della confezione, dall'impostazione televisiva che si è conferita al prodotto. Luci, costumi, dialoghi risultano spesso goffi o farlocchi, ma pazienza: si sta tentando qui di raccontare la vita di un personaggio inafferrabile e restio alle definizioni, alle descrizioni, cosa che avrebbe reso vani anche tentativi più centrati, approfonditi e realistici di farne il soggetto di un film biografico. Alessandro Angelini è regista per il piccolo schermo da oltre un decennio, con qualche esperienza precedente anche nel cinema; ha qui a disposizione nel cast, insieme al già citato Leo Gassman, anche Valeria Bono, Giampiero De Concilio, Jacopo Dragonetti, Angelica Cinquantini e Carolina D'Alatri. 5/10.
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