Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Durante la resistenza Gina è divisa fra l'attuale fidanzato, Tullio, che segretamente collabora con i nazisti, e Bruno, appena tornato dal fronte russo ed ex fidanzato, partigiano convinto. Due lettere anonime sconvolgeranno le esistenze del trio.
Due lettere anonime è il Mario Camerini che non ti aspetti, o che difficilmente penseresti di ritrovare: un dramma, sì, ma anche un instant-movie, che per quanto narri vicende di pura finzione non fa che attingere pesantemente dalla contemporanea, crudele realtà nostrana. Se l'Italia del 1945, d'altronde, era impegnata in una sanguinosa guerra civile che vedeva partigiani e fascisti/filonazisti combattersi fin nelle strade, allo stesso modo il sistema cinematografico del Belpaese passava momenti travagliati nei quali l'arte di arrangiarsi raggiungeva vette fino ad allora inesplorate. Crollato il regime fascista, anche sul grande schermo potevano finalmente circolare di nuovo i temi più disparati, sebbene i mezzi a disposizione fossero fortemente limitati (a partire da quelli economici, si intende); per Camerini e per la sua squadra di co-sceneggiatori (Nino Novarese, Ivo Perilli, Carlo Musso e Turi Vasile), però, deve aver rappresentato un bel sospiro di sollievo, il poter mettere in scena una storia di mera attualità, intrisa di cronaca di quegli stessi giorni, per quanto come già rilevato composta di fatti e personaggi di fantasia. Non mancano sul cartellone i nomi di richiamo, da Clara Calamai ad Andrea Checchi, con ruoli anche per Carlo Ninchi, Otello Toso, Dina Sassoli e Vittorio Duse; la produzione è una delle primissime a firma Carlo Ponti. Indispensabile il finale (per quanto intriso di facile retorica) amaro, ma speranzoso, sostanzialmente specchio dell'idea di giustizia (o, meglio, Giustizia) imperante in quegli anni nel nostro provato Paese. 4,5/10.
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