Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Il tipografo Bruno, reduce dal fronte russo, torna a casa proprio alla vigilia dell’8 settembre e scopre che la fidanzata Gina si è messa con il collega Tullio: dopo un periodo di disillusione e sbandamento morale, decide di diventare un cospiratore. Intanto Tullio fa fortuna all’ombra dei tedeschi, ma la sua sorte verrà segnata da due lettere anonime da lui scritte in tempi diversi e a persone diverse. Un regista di formazione prebellica come Camerini ha evidenti difficoltà nel trovarsi a suo agio in clima neorealista, ma si sforza di adattarsi: sul solco del precedente Una storia d’amore, mostra una partecipazione alle vicende degli umili che può essere considerata un segno dei tempi nuovi, anche se è eccessivo definire il film “una sorta di anti-Roma città aperta” (Morandini). Le parti migliori sono quelle melodrammatiche, ossia soprattutto l’inizio e la fine; in mezzo gli avvenimenti si fanno concitati ed è troppo palesemente scolastico il tentativo di inserire le tragedie dei singoli entro la grande tragedia storica (vedi il cenno all’attentato di via Rasella e conseguente rappresaglia). Notevole l’evoluzione non banale dei personaggi: all’inizio sembra che il protagonista sia Bruno, che poi invece diventa meno interessante rispetto a Gina, costretta suo malgrado a ricredersi sull’uomo che amava.
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