Regia di Cinzia Th. Torrini vedi scheda film
Biopic su Gianna Nannini, una delle più energiche rocker nostrane (a contenderle il podio c'è solo Loredana Bertè), tratto dalla sua autobiografia programmaticamente intitolata Cazzi miei e sceneggiato dalla stessa cantautrice senese con Donatella Diamanti, Cosimo Calamini e la regista Cinzia TH Torrini, tornata a fare "cinema" dopo un paio di decenni dedicati esclusivamente alla televisione.
La fiction da prime time televisivo propone un programma che si colloca rigidamente sui binari di un tracciato tanto preciso quanto didascalico: la vocazione precoce, osteggiata dal padre (Lombardi), ricco industriale tirannico, i primi provini (cruciale l'incontro con Mara Maionchi), il disco d'esordio sul finire degli anni Settanta, il successo più in Germania che in Italia, gli amori lesbici, la discesa negli inferi delle droghe e della psicosi, fino alla resurrezione (con un anno cruciale, il 1983) e alla consacrazione definitiva negli anni Novanta. Produce Netflix, il che equivale al solito articolo al risparmio pensato per un pubblico di massa, che trascura quasi completamente ogni riferimento cronologico, deducibile solo dalle acconciature e da qualche automobile. A fare la differenza, stavolta, c'è la prova mimetica e strabiliante di Letizia Toni, poco più che una debuttante e qui al suo primo ruolo di primo piano, che conferisce alla Nannini un'indomabile carica sensuale e una voce che - giocando sulla tantissima musica che si può ascoltare nel film (ma è imperdonabile l'assenza di Bello e impossibile) - rasenta la copia perfetta dell'autrice di canzoni immortali come America e Latin lover.
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