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Villain

Regia di Sparky Tehnsuko vedi scheda film

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La recensione su Villain

di mck
7 stelle

Dopo l’età dell’Osso venne quella della Pietra cui seguirono quelle del Rame, del Bronzo, del Ferro, della Polvere da Sparo, del Petrolio e dell’Atomo: poi, si sa, come diceva quello, ossa & pietre e arco & frecce uroboricamente reclameranno cavalcando il tempo ciclico dell’eterno ritorno il loro ius sanguinis sull’umana stirpe.

 

 

Nelle campagne della Britannia della tarda Età del Ferro non ancora romanizzata (anche se le montagne create in CGI – tra le quali una simil-Erebor a far da tana per il simil-Smaug – sembrano posizionare l'azione ben oltre i Valli di Adriano e Antonino, ai piedi delle Scottish Highlands) un’adolescente prende la radicale decisione di vendicarsi del drago che, incenerendo la sua casa, l'ha resa orfana uccidendo sua madre; tuttavia, dopo aver seppellito il genitore dandole un cumulo di pietre come lapide, una volta raggiunta la tana della bestia scoprirà qualcosa di ulteriormente sconvolgente...

 

 

Coincidenza del tutto priva di alcun nesso causale, “Villain”, il cortometraggio che - distribuito attraverso YouTube dalla come sempre encomiabile DUST - segna il ritorno di Sparky Tehnsuko dietro alla macchina da presa e sulla macchina da scrivere (fotografia di Andreas Neo, montaggio di Sarah Bowden, scenografie di Collette Creary-Myers e musiche di Jo Quail) dopo le iniziali esperienze in questo senso della prima metà degli anni dieci culminate con la realizzazione di “They Call Me the Kid” (fruibile per mezzo di Vimeo direttamente dal sito della casa di produzione co-fondata dall’autore stesso, la Cowboy Funfair) e poi integrate facendo dal tuttofare/factotum all’assistente di produzione/regìa (“the Levelling”) per il successivo decennio, può apparire come l’apparentemente diretto prosieguo dal PdV “incendiario” di “Requiem”, il precedente short con protagonista Bella Ramsey [qui affiancata da Isla Gie, un’altra possibile attrice bambina prodigio - solo il tempo lo dirà, in “attesa” delle avventure di "Flavia De Luce" -, già appartenente però a una (mezza) generazione successiva], ma in realtà, ovviamente, se pur girate più o meno una appresso all’altra, le due opere sono del tutto indipendenti l’una dall’altra, e anzi “Villain”, pur difettando maggiormente nel computo generale (gli effetti speciali sono professionali, ma non eccellentemente utilizzati: un tocco di artigianalità e di sgamata esperienza in più non avrebbero fatto male), si discosta da “Requiem” – svolgendosi a grandi linee negli “stessi” luoghi, ma grosso modo durante la tarda Età Antica dei metalli pre-romanizzata di 1.500 anni prima, ben lontano dall’auto-incensantesi periodo rinascimental-illuminista post-secoli “bui” (sic) medioevali che, tra l’altro, produsse anche la Caccia alle Streghe – sotto l’aspetto ellittico dell’inspiegato, tra il non detto e il non mostrato (c’è tutto un prima - il lavoro prende il via in medias res - e un dopo da esplorare ed ampliare in un lungometraggio che non superi l’ora e mezza: chissà): un’ipotesi potrebbe essere quella che entrambe le ragazzine siano una specie di variazione sul tema “Daenerys Targaryen”, la non-bruciata (in questo caso) figliastra (e non matrigna) dei draghi valyrian-essosiana: o la “sorellastra/cugina” maggiore adottata/rapita da una madre umana o la minore adottata/rapita da un genitore drakonico: ma la questione fondamentale è quella della spirale uroborica del ciclo azione-reazione & offesa-vendetta: ora toccherà alla bambina “regolare” i conti con la ragazzina reclamando rivalsa (punto di domanda).

 


Dopo l’età dell’Osso venne quella della Pietra cui seguirono quelle del Rame, del Bronzo, del Ferro, della Polvere da Sparo, del Petrolio e dell’Atomo: poi, si sa, come diceva quello, ossa & pietre e arco & frecce uroboricamente reclameranno cavalcando il tempo ciclico dell’eterno ritorno il loro ius sanguinis sull’umana stirpe.

 

 

* * * ¼ (½)  

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