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Being a Human Person

Regia di Fred Scott vedi scheda film

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La recensione su Being a Human Person

di mm40
6 stelle

2018: il regista svedese Roy Andersson comincia le riprese di quello che è stato annunciato come il suo ultimo film, Sull'infinitezza. Sarà una lavorazione lunga e complessa, con gioie e dolori: tra gli intoppi, anche una sosta di una decina di giorni per fermare il cineasta 75enne dall'abusare dell'alcol. Sul finire del 2019, comunque, l'opera vedrà finalmente la luce.


In questo documentario possiamo osservare da vicino il genio di Roy Andersson al lavoro. E non su un film qualsiasi, ma sul suo dichiaratamente ultimo lavoro; About endlessness/Sull'infinitezza. Un'ora e mezza nella quale i momenti sorprendenti non mancano: Being a human person non è il classico 'dietro le quinte', il solito backstage ordinato e perfettino nel quale la polvere viene tenuta nascosta sotto il tappeto e gli elogi per regista, interpreti e troupe si sprecano. Nulla di ciò; qui assistiamo al declino psicofisico di Andersson nel corso delle riprese del suo film, e contemporaneamente ai sempre più crescenti dubbi e perplessità dei suoi collaboratori artistici e tecnici. Il regista, evidentemente troppo coinvolto dalla pellicola, ricade nel baratro dell'alcolismo e decide di trascorrere una decina di giorni in riabilitazione, ma solo dopo alcuni mesi. Le riprese proseguono così per un tempo lunghissimo e Sull'infinitezza riesce a vedere la luce solamente a fine 2019. Indubbiamente ne è valsa la pena, ed è altrettanto inevitabile il dispiacere nell'apprendere che Andersson ha realmente deciso di chiudere con il cinema qui. Fred Scott – già regista di numerosi clip musicali, alla sua prima esperienza nel lungometraggio documentaristico – è accorto nell'approcciare la realtà quotidiana del set con naturalezza, senza fare invasioni di campo, e organizza il racconto di quella esperienza con un preciso e funzionale ordine cronologico, nonostante gli intoppi e le pause calcolate (come quella per andare a ritirare in Spagna un premio alla carriera). Tra le sorprese assolute che emergono da Being a human person, sicuramente c'è la cura maniacale delle scenografie da parte di Andersson – certo percepibile anche alla visione dei suoi film, ma difficilmente ipotizzabile così tanto approfondita e meticolosa; anche l'aspetto di accumulatore seriale di oggetti di scena risulta piuttosto inatteso. 6,5/10.

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