Regia di Giuseppe Vari vedi scheda film
Mario esce di galera dopo nove anni; neppure doveva entrarci, poiché non aveva commesso l'omicidio di cui era accusato. Ma le disgrazie sono solo all'inizio: l'uomo è nel frattempo diventato cieco e la moglie è morta, lasciando il loro figlioletto alle cure del padre di Mario. La voce meravigliosa dell'uomo sarà a questo punto la fonte del suo riscatto sociale e umano.
Sciagure su sciagure, in una trama dal tasso di verosimiglianza fin troppo prossimo allo zero, e un po' di canzonette popolari a farcire doverosamente la scipita narrazione: la ricetta di Due lacrime è questa e prevede come ingrediente principale Alberto Farnese, all'epoca divo di questo tipo di pellicole. Un melodramma dal finale rassicurante e particolarmente colmo di musica, ma comunque ben stipato di disgrazie e sfighe assortite con grande fantasia (la moglie morta, peraltro, molto presto rispunta fuori: aveva semplicemente lasciato il protagonista, abbandonando il figlio a suo padre). In buona sostanza, intrattenimento adatto a un pubblico che senza dubbio abbondava nel 1954, ma che oggi si riduce a malapena a qualche curioso completista/archivista, ai fan del genere cinematografico e ad alcuni affezionati di quel periodo storico, più interessati al contesto che al film in sé. La sceneggiatura reca un tris di firme: Gigliola Falluto, Alessandro Ferraù e Giuseppe Mangione; nel cast troviamo anche Marisa Merlini, Irene Galter, Aldo Silvani, Beniamino Maggio e Gino Buzzanca, con il piccolo Luigi Ray alla sua prima e ultima esperienza sul set. Il regista Giuseppe Vari mette insieme con il minimo sforzo un prodottino assolutamente accettabile dal punto di vista estetico; in quegli anni, alle prime esperienze, girò svariati lavori di simile stampo, per poi dedicarsi al cinema popolare in senso più ampio, dal peplum agli spaghetti western, approdando agli anni '80 ancora dietro alla macchina da presa. 3/10.
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