Regia di Richard Fleischer vedi scheda film
Richard Fleischer sottopone la poesia del noir ad una doccia fredda: l'incanto si spezza quando le torbide passioni devono fare i conti con la banalità e l'approssimazione del reale. In una storia come questa gli imprevisti non sono svolte emozionanti, ma solo fatali intoppi. La tensione non è l'effetto di un crescendo narrativo, bensì è il prodotto della fatica e della discontinuità di una vicenda che arranca. Non ci sono colpi di scena a fungere da punti di accelerazione, ma solo improvvise uccisioni a fornire altrettanti punti di arresto, e a tenere la storia saldamente ancorata al terreno. In questo film la fuga dei banditi non prende il largo, e non spicca il volo, ma si riduce, di fatto, a ripetuti tentativi di rinviare l'inevitabile tragedia. La realtà assume qui l'aspetto di una giungla di ostacoli in cui ci si deve fare strada a colpi di ascia: non c'è fortuna ad assistere le nostre azioni, ma solo la cruda casualità di colpi ben assestati e colpi che, invece, sbagliano bersaglio.
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