Regia di Andrea Bianchi vedi scheda film
Un colonnello ospita a casa sua il nipote seminarista, sperando di dissuaderlo dalla vocazione religiosa e di improntarlo alla vita militare e, soprattutto, mascolina. Ma il ragazzo fa di tutto per resistere agli sproni dello zio, finchè a sorpresa...
Un ufficiale non si arrende mai nemmeno di fronte all'evidenza, firmato colonnello Buttiglione (regia di Mino Guerrini, 1973) aveva dato vita a un personaggio scombiccherato e a una minisaga di discreto successo sui grandi schermi nostrani; riprendendo la figura del colonnello inflessibile, ma pasticcione, Sergio Simonetti (autore del soggetto) e Piero Regnoli (delle sceneggiatura, con dialoghi affidati a Gian Carlo Fusco) scrivono subito di seguito questo Basta la guerra... facciamo l'amore, la cui regia è messa in mano al modesto mestierante Andrea Bianchi, peraltro di scarsa esperienza (questa dovrebbe essere la sua terza o quarta pellicola). Se è lecito aspettarsi insomma poco di buono, il risultato finale del film sarà forse perfino maggior deludente delle premesse: Basta con la guerra... scimmiotta il filone comico-militaresco in parallelo a quello erotico-domestico (sulla scia di un altro grande successo di pubblico, Malizia di Salvatore Samperi, 1973), facendo interamente leva sulle spalle di un Jacques Dufilho mal assistito da uno stuolo di caratteristi di scarso appeal (se si eccettuano Lucio Flauto e Mario Brega), con un'accoppiata di coprotagonisti come la bella Dagmar Lassander e l'insipido Vincenzo Cudia, esordiente e alla sua ultima prova sul set. L'umorismo è di grana grossa se non grossissima, ma questo lo si poteva tranquillamente prevedere; le musiche sono però assolutamente gradevoli: la colonna sonora è opera di Alberto Baldan Bembo. 2/10.
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