Regia di Franco Zeffirelli vedi scheda film
Negli ultimi mesi della sua vita, la Callas prova a rilanciarsi grazie a un impresario che è innanzitutto un suo fedele ammiratore. Ma la voce non è più quella dei tempi d'oro e la diva ne paga le conseguenze.
La decadenza, il declino di un mito: il forever del titolo è ideale, mitologico appunto, mentre il film vuole dipingere la Callas in primis come donna, come essere umano, al di là della patina dell'artista; Zeffirelli ha conosciuto bene di persona la soprano greca e quindi il fatto che il regista metta la sua firma sul copione - accanto a quella di Martin Sherman - potrebbe deporre a favore dell'opera, quantomeno in termini di attendibilità. In realtà la storia è di pura fantasia e le vicende qui raccontate non trovano alcun riscontro con la verità dei fatti: come a reclamare una "Callas personale", inventata a piacimento di Zeffirelli. Con basi tanto fragili di partenza, è inevitabile che il lavoro risulti facilmente indigesto; fortunatamente i professionisti in scena non possono essere messi in discussione, a partire dalla protagonista Fanny Ardant; accanto a lei troviamo Jeremy Irons (doppiato da Giancarlo Giannini), Joan Plowright, Jay Rodan e persino Gabriel Garko, che in quello stesso 2002 usciva al cinema anche con Tinto Brass (Senso '45): accoppiata avvincente. Zeffirelli ha ormai raggiunto l'ottantina (classe 1923) e questo è il suo ultimo lungometraggio. 3,5/10.
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