Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Ecco com'è vivere su un terra di nebbia, persi, senza neanche spiegarselo. Ogni orizzonte ha il sole opaco, impossibile da raggiungere, come fosse soltanto un'altra nube; tutto è lontano, fuori dalle nostre mani, è una vita impossibile da stringere davvero. E' una vita strana, e a guardar bene anche noi siamo degli alieni a spasso per quello che diciamo essere il nostro mondo. Il mondo è pieno di piccole figure un po' storte.
Fra le pieghe increspate di questa vita scivola sempre, inesorabile, un incontro. Un incontro che accende un sorriso; un legame che scalda le giornate sotto questo cielo senza i raggi del sole. Le vibrazioni si accendono in noi e ci tremano fuori dagli occhi. Sono buffe e infinite le strade di questa vita solitaria, strane. Andando avanti tutto si infittisce. Il castello si innalza sempre più storto.
A crescere e vivere nel freddo si scorda cosa sia il voler bene, che cosa rappresenti l'amore; non si è più capaci di viverlo, anche se scoppia dentro da sempre, - brucia tutto - e non ha mai modo di uscire. E' così, al buio, che tutto ciò che c'è di gioioso, (e tutto ciò che potrebbe esserlo,) s'imbeve del male più profondo. Il bagliore si spegne, senza luce. Con una naturalezza che fa paura. L'amore si torce nel filo spinato e capovolge su se stesso: taglia, fende, uccide. E se si resta a occhi aperti, con i polmoni che continuano a riempirsi - noi, a vagabondare, godendo della luce - tutto è perduto. Si continua il cammino sulla terra di nebbia, davanti a un nuovo tramonto, con una nuova ferita che nessuno vedrà, nessuno vede nulla, neanche noi stessi: fa soltanto male, in un dimesso silenzio. La vita è buffa, strana, un po' storta. E' una creatura che s'incrina. Annega. Tutto scorre, stretto nel sogno, poi sfugge.
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