Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
L‘imbalsamatore nano Peppino ed il giovane cuoco Valerio si conoscono quasi per caso ed avviano un rapporto di amicizia intensissimo che diviene anche professionale. L’uomo fa affari con la camorra, che gli presta i soldi per far fare la bella vita al ragazzo, al punto che il legame tra i due diventa morboso ed ambiguo. L’arrivo della cremonese Deborah spezza gli equilibri…
Folgorante opera di Matteo Garrone che trae da un fatto di cronaca, ed adatta insieme a Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, una fiaba nera di straordinario valore. In primis estetico: le conoscenze artistiche del regista influiscono decisamente sul valore della fotografia, sgranata e cupa anche nelle scene all’aperto. Nelle immagini girate al Sud non c’è mai il sole, il mare è sempre increspato, le atmosfere perennemente spente.
Il protagonista principale è il nano cinquant’enne Peppino, interpretato da un Ernesto Mahieux vincitore di un David per la sua interpretazione dell’uomo che incarna subdolamente il male assoluto, che non si ferma davanti a nulla; affabulatore efficace, il tassidermista della camorra è torbido, viscido, malsano e pericoloso. L’intensità del suo personaggio si evince fin dalle prime scene, quando ancora non conosce il suo delfino Valerio, eppure i suoi sguardi sono già forieri di meschino arrivismo e morbosa aberrazione sociale. Tecnicamente sono fondamentali le riprese in soggettiva e più in generale per tutto il film gli sguardi risultano basilari per la costruzione delle vicende, quasi fosse un western, specie nella parte iniziale.
Atmosfere cupe e disturbanti per una pellicola che è un incrocio tra un thriller ed un film drammatico, che rivela il talento del piccolo grande Ernesto Mahieux e denota effetti sonori stranianti e importantissimi nell’economia complessiva.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta