Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Non credo di dire una fesseria (termine utilizzato soprattutto dai napoletani come corrispettivo della parola bugia) se parto asserendo che Matteo Garrone ha un occhio documentaristico. Non vuole essere un’offesa, anzi, sembra (almeno dalle mie misere conoscenze cinefile) l’unico in grado di fare un più che buon cinema utilizzando la forma documentaristica associata a sensazioni ed emozioni. In questo noir ambientato tra le palazzine del Villaggio Coppola, una città abusiva nella città di Castel Volturno, un ménage à trois tra un nano, tassidermista più o meno omosessuale e interamente sottomesso alla camorra, un semplice ragazzo di cui l’uomo si invaghisce e una ragazza di Cremona di cui il ragazzo bello e semplice si innamora, nei tempi giusti tra parole napoletane, stralci di vita e immagini in movimento favolose e suggestive. Qualcuno noterà che la recitazione dei protagonisti, non considerando Ernesto Mahieux in possesso di capacità recitative notevoli che riesce a mettere al servizio di film più o meno validi, risulta forzata ed è vero (l’ho notato anche io se lo sto scrivendo) ma Garrone ha avuto, a quanto pare da sempre, l’intuizione di mettere gli "attori" al servizio della storia e viceversa. Risultato: ogni volta (o quasi) viene fuori un film godibile per la sua unicità che lo diversifica dagli altri perché profondo da dentro e non per apparenza. Manca un piccolo tocco di classe per renderlo ottimo, forse un po’ di musica li dove i dialoghi, giustamente, rallentano sarebbe stata una buona cornice per l’ottima sceneggiatura premiata con lo statuario David di Donatello.
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