Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
All'ingenuo ventenne Valerio (Foglia Manzillo), un bellissimo marcantonio di Castel Volturno, non pare vero di lasciare il lavoro di cuoco per fare il tassidermista con Peppino (Mahieux), un cinquantenne nano invischiato con la camorra, che lo riempie di soldi e di attenzioni. Le cose sembrano filare lisce fino a quando nella loro vita non compare Debora (Rocchetti), una ragazza cremonese che non impiega molto a capire i secondi fini di Peppino. Insofferente alla nuova arrivata, Peppino mette i due ragazzi alla porta, si corrode per la perdita del giovane e lo raggiunge a Cremona, dove lo aspetta una tragica fine.
Il quarto film di Garrone rivela una maturità espressiva e un talento figurativo rimasti sulle quinte dei film precedenti. Abilissimo nel raccontare un'atmosfera morbosa e torbida, sorprendente nella ricerca di una dimensione figurativa diafana, nella quale i paesaggi vengono smembrati fino a presentarsi come fantomatiche lande, raffinatissimo nel mantenere in perfetto equilibrio la dimensione emotiva del film, senza spingere mai sul pedale dell'esagerazione e conservando un registro di impressionante verismo, Garrone trova attraverso la forza simbolica dei corpi (la fisicità prorompente di Valerio, il nanismo di Peppino, il volto rifatto di Debora) una chiave originalissima per raccontare il suo apologo sull'impossibilità di essere normali.
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