Regia di Robin Budd, Donovan Cook vedi scheda film
Wendy è cresciuta, non è più la mocciosa che con i “bimbi sperduti” e Peter Pan giocava a sbeffeggiare Capitan Uncino, ora è madre di un marmocchio e di Jane, una bella ragazzina dodicenne, e ama raccontare favole ai figli. Londra è una città in guerra, sottoposta ai bombardamenti tedeschi e il padre di Jane è sotto le armi, quindi per la ragazzina è difficile credere ancora alla favola di Peter Pan, adorata invece dal fratellino Danny. Ma una notte Capitan Uncino arriva col suo vascello volante e la rapisce, credendola sua madre, e la porta sull’isola che non c’è. Jane rifiuta di credere a quella che pare un’allucinazione e non scatta il feeling con Peter Pan e i suoi piccoli amici. Inoltre Trilly (Campanellino) soffre di un palese attacco di gelosia per la nuova arrivata ed anzi rischia di morire perché l’ostinazione di Jane a non credere alle fate poco a poco la spegne come una candela. Ovvio il lieto fine, ma questa versione ha uno sguardo decisamente più nero e meno magico dell’inimitabile “originale” del 1953. Jane incarna il disincanto del mondo di oggi che non crede più alla fantasia, sopraffatta da ritmi frenetici e da una violenza sempre più apocalittica, ma alla fine del suo percorso agnostico, la bimba comprende che lei e il suo mondo per sopravvivere non possono farne a meno, pena il dissolvimento nel nulla. Una rivisitazione moderna il cui protagonista non è più il ragazzino che non voleva crescere, ma una ragazzina che impara a crescere, anche con dolore.
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