Regia di Flavia Triggiani vedi scheda film
Un documentario utilissimo, in Italia e non solo: non sarà esteticamente accattivante, ma è molto istruttivo e insieme è anche avvincente, per come è costruito, giornalisticamente in modo rigoroso e civilmente lodevolissimo, per l’affermazione del diritto che lo sorregge.
La tesi di fondo è storicamente corretta, ed è di primaria importanza per la storia italiana. Il rapimento di Abu Omar è l’ennesimo caso della subordinazione italiana agli Stati Uniti, che da circa 80 anni, tantissimi – decisamente troppi - limitano la sovranità italiana in modi che spesso, come in questo caso, hanno infranto la legge.
L’occupazione americana del nostro paese, mai ancora terminata – come dimostrano anche le tante basi militari americane che permettiamo a questi stranieri di avere sul nostro suolo, presidiate da migliaia di soldati statunitensi che godono di privilegi inaccessibili ai cittadini italiani – ha nel caso di Abu Omar uno dei suoi classici: basti pensare ad altri casi celebri, i cui responsabili non hanno ancora pagato come dovevano, ovvero come Ustica nell‘80, Moby Prince nel ’91, Cermis nel ’98.
E’ terribile come anche in questo caso lo stato italiano si sia umiliato a obbedire agli Usa che sul nostro territorio commettevano reati gravissimi: anche i responsabili americani del rapimento, tutti funzionari della CIA, pur riconosciuti come tali dalla magistratura italiana, hanno pagato ben poco, almeno nei termini più importanti, ovvero le detenzione. E’ incredibile, e indecente, che il presidente della Repubblica Napolitano e Mattarella ne abbiano pure graziato qualcuno.
La questione di fondo sta sempre nell’adesione alla Nato: qualcosa che, sicuramente dopo la fine della guerra fredda – e quindi dal ’91, almeno da 33 anni dunque – è assolutamente scorretta, per via dell’adesione fattiva all’imperialismo criminale americano.
Ma qualcosa di buono c’è comunque: l’Italia è stato il primo paese in cui le pratiche, spesso assai gravi dell’arroganza imperialista americana, hanno trovato opposizione da parte della magistratura. La quale non può fare altro: ha l’obbligo di fare rispettare il diritto – e i diritti, dunque – in vigore. Perciò la ricorrente illegalità americana è ovvio che abbia avuto un contenimento – che peraltro è stato ben minore del dovuto, purtroppo. Ma sarà anche ovvio: eppure non è successo quasi mai, da noi come altrove. In gran parte, questi delitti di stato americani sono rimasti impuniti.
Eppure si parla dello stato, gli Usa che da 80 anni hanno creato i maggiori mali alla pace, alla giustizia, all’autodeterminazione dei popoli alla democrazia nel mondo. Nonostante la retorica, l’ipocrisia e la menzogna – tanto sistematiche quanto talvolta ributtanti –, tese a negare questo dato di fatto della storia, questo resta tale purtroppo: un dato di fatto della storia, dei più importanti, e sicuramente il più rilevante per l’umanità dalla seconda guerra mondiale ad oggi.
Un dato di fatto storico che solo l’ignoranza e la malafede possono occultare.
Stando ai risultati sull’opinione pubblica italiana, pare proprio che tale occultamento criminale continui a riuscire alla perfezione, in modi quasi insperati. Con grande danno però delle maggioranze, quella italiana e quella mondiale.
Ma intervenire, politicamente parlando in questo caso, è – come si suol dire - meglio tardi che mai. Siamo ancor in tempo. E, di questi tempi (2024) l’adesione acritica agli interessi americani in Ucraina e Israele rende tale urgenza ancora più impellente, nell’interesse di (quasi) tutti.
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