Regia di Mario Caiano vedi scheda film
I romani sono esasperati dall'imperatore Commodo, che governa come un tiranno. La ricomparsa di un suo fratello sconosciuto, Lucio Crasso, a ragione in collera con Commodo, infonde speranza nel popolo dell'Urbe.
Già abbastanza esperto di peplum, Mario Caiano dirige alla meglio, con un po' di mestiere, questa pellicola dalle scarse emozioni e di pura fantastoria; la vicenda dell'eliminazione di Commodo può essere considerata, tutt'al più, moralmente prossima a quella raccontata da questo film: in fin dei conti l'imperatore egocentrico e tirannico cadde sotto i colpi di una congiura di palazzo, sebbene comunque differente da quella de I due gladiatori. Ma poco importa alla sceneggiatura di Mario Amendola e di Alfonso Brescia, poco importa anche al pubblico che consumava in massa, all'epoca, prodottini di tale risibile fattura; tutto quel che serve a confezionare una storia intrigante e con il lieto fine c'è - e tanto basti. Nel cast spiccano nomi e volti di Richard Harrison, Mimmo Palmara, Giuliano Gemma, Moira Orfei, Alberto Farnese, Piero Lulli, Enzo Fiermonte e Nello Pazzafini: la gran parte habituè del cinema avventuroso da quattro soldi dei tempi, ma tutti buoni interpreti perfettamente a loro agio; Caiano, dal canto suo, chiude qui la sua esperienza con il cinema mitologico/ambientato nell'antichità e passa per qualche anno al western, genere peraltro nel quale si cimenta fra i primi registi in Italia. 2,5/10.
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