Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
AL CINEMA
"Si può amare e respingere assieme?"
Nel 1980 la sospirata notizia di una attesa maternità mette entusiasmo all'interno di una agiata famiglia alto borghese di Vicenza, e nel bel caseggiato che due fratelli gemelli condividono torna a rifiorire l'entusiasmo.
Lui, il padre, è un apprezzato medico, mentre la sorella gemella una famosa pianista apprezzata ovunque.
La moglie del medico, ovvero la madre del nascituro, è una donna fragile e insicura che agirà in modo singolare quando, a nascita avvenuta, i genitori dovranno accettare il fatto che la bimba, pur bella e sana, porta con sé una vistosa macchia rossa che le segna il viso in modo indelebile e poco occultabile.
Una diversità che la madre tenterà di proteggere isolando la bambina, impedendole di frequentare asili e, sulle prime, persino le scuole dell'obbligo.
Un atteggiamento anacronistico, ma se si vuole pure comprensibile al cospetto di una madre dal carattere ansioso, combattuta tra un amore incondizionato ed un malcelato senso di repulsione che la macchia sul viso della figlia le provoca.
Grazie all'intervento della risoluta zia pianista, la giovane Rebecca inizia a vivere finalmente in società, fuori dalla bambagia di una casa-prigione confortevole ma anche oppressiva.
Scoprendo altresì il valore dell'amicizia con una originale compagnia di banco, e anche di essere dotata musicalmente almeno come la famosa zia, che la sprona a studiare e ad applicarsi in tale disciplina. La scomparsa improvvisa, quasi miracolosa ed altamente inaspettata della vistosa macchia sul volto, ristabilirà le cose ma lascerà un vuoto indelebile nella sensibile fanciulla.
Scritto, oltre che diretto, da Marco Tullio Giordana con Marco Bellocchio e Gloria Malatesta, "La vita accanto" si ispira al romanzo della scrittrice vicentina Mariapia Veladiano, vincitrice del premio Calvino e finalista allo Strega.
Il vero, forse unico problema del film è il modo bolso e asfissiante in cui è stato girato.
Sembra quasi impossibile riconoscervi traccia dello stile di in autore stimato e di talento, autore di film memorabili come La meglio gioventù, I cento passi, Sangue pazzo, Quando sei nato non puoi più nasconderti.
Un film in cui trapela una sorta di mancanza di ossigeno, di aria viziata e di naftalina tossica, che si riversa anche nella resa dei vari e bravi attori coinvolti, fuori parte quasi tutti a parte Sonia Bergamasco, regale e splendida come ovunque.
Tutto appare forzato, forse anche in parte vito per generare un certo disagio nello spettatore che, tuttavia, non riesce ad entrare in empatia con nessuno dei personaggi coinvolti: né in quello della madre nevrotica e complessata, che ha il volto sofferto della brava Valentina Bellé, né tantomeno quello del padre della giovane, a cui l'altrove sempre azzeccato Paolo Pierobon sembra fornire un ritratto grottesco tra inettitudine e comicità involontaria.
Per quanto si sforzi di concentrarsi sul dilemma della diversità e dei co.plessi che essa provoca in chi si sente discriminato suo malgrado, La vita accanto si rivela un film vecchio, sbagliato non tanto come scrittura, efficace per quanto per nulla innovativa, ma piuttosto come tecnica di direzione, davvero mortificante e mortifera.
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