Regia di Ivan Govar vedi scheda film
In una stazione ferroviaria si trovano un giornalista, una coppia di coniugi, un distinto signore e una silenziosa ragazza. I loro sguardi circospetti, la presenza silenziosa di un killer e i dialoghi piuttosto ambigui rivelano pian piano un quadro più complesso.
Più una pièce drammatica che un film e a fare la differenza infatti saranno proprio i dialoghi e gli attori, su tutti Pierre Brasseur e Michel Simon. Il secondo mi è risultato subito familiare e ho presto realizzato che aveva prestato il volto a le père Jules in quel capolavoro della cinematografia che è L'Atalante. Lo si vedrà anche in Brelan d'as e in quell'altro gioiello che è La più bella serata della mia vita di Ettore Scola, nei panni di uno dei magistrati che imbastiranno il processo a Sordi. Tutti filmoni da godere tra cui questo Due ore per uccidere sfigura decisamente. I due attori comunque sfoderano una grande classe e reggono sia il peso tensivo della scena che quello meno greve dei siparietti più sopra le righe, ben coadiuati - ad ogni modo - da discreti caratteristi.
All'inizio la pellicola sembra promettere bene, la tensione è subito papabile e si intuisce che molte persone non siano ciò che sembrano; dopo un po', però, il ritmo comincia a stagnare, trascinandosi verso un finale a effetto che spiazza ben poco e solleva anzi qualche incoerenza.
Nel complesso, una pellicola modesta che merita una visione solo per i due summenzionati.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta