Regia di Martyn Burke vedi scheda film
Sylvester “Sly” Stallone è Frankie Delano, ennesimo “duro” della sua lunga carriera (è la guardia del corpo di un famoso boss della mafia) ma con notevoli varianti: si prende scherzosamente in giro, continua a sconfinare spesso nella commedia (genere che ha già frequentato ma con risultati discontinui) e soprattutto mostra (a fatica!) un inedito lato romantico/sentimentale (si innamorerà della figlia del Boss) non aiutato dal suo viso, dall’eterna espressione monolitica che assomiglia sempre di più a una “maschera”.
Madeleine Stowe è Jennifer Barret, o meglio credeva di esserlo sino a quando Frankie Delano non piomba nella sua vita per rivelarle che il suo vero padre è l’arcinoto boss della mafia Angelo Allieghieri. Sono molto divertenti (e sicuramente i momenti migliori del film!) le inevitabili situazioni e conseguenze che una simile rivelazione può provocare, e la Stowe, conosciuta ed apprezzata in ruoli drammatici (“L’ultimo dei Mohicani” e recentemente “Impostor”), è perfetta nelle inedite vesti di commediante che ne fanno sicuramente (per chi ancora avesse dei dubbi!) un'interprete a 360 gradi.
Raoul Bova è l’affascinante latin lover e famoso scrittore di romanzi rosa Marcello Della Rosa, figura ambigua e dalla misteriosa personalità, cui il “nostro” attore (qui alla sua prima prova di rilievo nel cinema americano) presta, come richiesto dal copione, il suo “physique du role”; ma anche lui avrà modo di mostrare “facce” nascoste nello scoprirsi come il “cattivo” di tutta la vicenda, ruolo che in Italia difficilmente, o per sua mancanza di coraggio o per le ferree leggi di mercato, avrebbe potuto interpretare o gli sarebbe stato proposto.
Quindi un plauso va immediatamente alle curatrici del casting ed al regista del film “Avenging Angelo” Martin Burke, che hanno saputo assemblare un cast di richiamo mescolando sorprendentemente le “carte in tavola”.
E se il risultato è un film che si barcamena spaesatamente tra commedia, il genere d’azione e quello sentimentale senza mai trovare un giusto equilibrio, va comunque riconosciuto al regista il merito di essere riuscito ad ottenere dai suoi attori risultati inaspettati e piacevoli.
Così come sempre grazie alle sue scelte è possibile ammirare l’ultima interpretazione di Anthony Quinn (alla cui memoria è dedicato il film), che gigioneggia con la sua consueta classe e bravura nel ruolo del boss Angelo Allieghieri, e la cui uccisione spingerà la figlia Jennifer a cercarne la vendetta in un rocambolesco, imprevedibile e divertente piano che la vedrà fronteggiare il gotha della mafia.
Ed inevitabilmente se si parla di mafia, gli americani sono immediatamente pronti a regalarci le loro patinate e folkloristiche cartoline di qualche paesaggio italiano (come le scene girate nella città di Palermo), continuando così a perpetuare nel mondo l’immagine stereotipata per la quale siamo così famosi: appunto la mafia, la pizza, il sole e l’inimitabile ed unica arte amatoria che, dopo Marcello Mastroianni, sembra aver trovato nel nostro Raoul Bova il più degno rappresentante.
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