Regia di Martyn Burke vedi scheda film
Sylvester Stallone o del dopo Rocky. E Rambo. Malgrado i miracoli della chirurgia plastica (in entrambi i sensi), il ragazzo non ha più la grinta e la forza di un tempo. Da qualche anno vaga come una stella dell’orsa nelle vicinanze di quell’Hollywood che, nella metà degli anni ‘70, gli regalò fortuna, fama e gloria. La speranza è di rintracciare in qualche anfratto un nuovo personaggio per garantirsi una dorata vecchiaia. Ma, per ora, i risultati sono modesti. Ingessato come la statua di Rocky che si staglia a Philadelphia, il buon Sly con “Avenging Angelo” tenta la carta già giocata con Landis in “Oscar”: buttarla sul comico. La commediola, francamente insulsa, si getta senza pudore nel filone alla moda della “mafia per ridere” (alla “Soprano”), ma ciò che rimane sono solo gli ultimi momenti di Anthony Quinn, scomparso poco dopo la fine delle riprese (e a cui il film è dedicato) e qualche scorcio di Sicilia (come il bellissimo porticciolo di Castellammare del Golfo).
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