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Paradise

Regia di Stuart Gillard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paradise

di Dik
2 stelle

C'è poco da girarci intorno: per la quasi totalità degli spettatori di sesso maschile, l'unica ragione valida per sorbirsi una mattonata indigeribile come questa pellicola, è la presenza della bella Phoebe Cates; viso d'angelo, ben poco morigerata, resta senza veli per mezzo film.

Riguardo al pubblico femminile e per chi è meno interessato alle grazie dell'attrice statunitense... tanta pazienza.

Stuart Gillard, modesto regista e sceneggiatore di basso profilo, non ci mette un minimo di buona volontà, imbastendo una trama sciocca ed incoerente buona per ricordare da vicino "Laguna blu" (1980) di Randal Kleiser, che era tutt'altro che un capolavoro, ma aveva avuto un gran successo.

Ecco allora che un naufragio su di un'isola deserta si trasforma nel vagabondare in un vero deserto fino a trovare un'oasi che possa accogliere i due protagonisti. Stesse atmosfere esotiche ma in più, rispetto alla pellicola di Kleiser, situazioni ben più pruriginose.

Non abbiamo due bambini che diventano adolescenti dove molto è affidato alla fantasia dello spettatore, ma due adolescenti che diventano adulti, con il regista canadese abile a sfruttare ogni occasione che richiami il sesso, in minima parte sussurrato (la Cates, al tempo delle riprese era ancora minorenne) ed in gran parte mostrato (nelle scene più spinte, l'attrice è stata sostituita da una controfigura).

Discreto successo, ma ben lontano dagli incassi di "Laguna blu", sono il risultato di un prodotto senza testa e senza anima; si salva l'onesto lavoro del direttore della fotografia Adam Greenberg (Adam Grinberg) capace di dare un velo di fascino esotico ad un prodotto piatto ed insapore e, soprattutto, una canzone maledettamente orecchiabile, una sorta di furba cantilena che porta la mente in posti lontani.

Il resto è il nulla, con attori sconosciuti, rimasi tali, che si trascinano nella loro parte senza lasciare alcun segno.

 

Ci si dovrebbe fermare qui, ma pur nel marasma più totale di un film zeppo di incongruenze ed illogicità viene spontaneo, un po' per gioco, farsi alcune domande.

 

Si potrebbe chiedere al signor Gillard come due ragazzini, l'una inglese e l'altro statunitense, che mai hanno vissuto al di fuori di un paese o di una città, siano riusciti a sopravvivere, soli, nel deserto in un'oasi grande come un paio di campi da calcio per mesi, riuscendo a sfamarsi, accendere sempre il fuoco e a costruirsi una casa con frasche e legna dotata di tutti i confort: letti, stoviglie e pentolame (ma dove li hanno trovati!) e pure un dondolo (!?!?).

 

Ci potrebbe spiegare come possa essere possibile che l'oasi "paradisiaca" sia poco lontana dal mare; una gran fortuna che chi viaggia da Baghdad a Damasco non può avere. Anche a sbagliare strada, sono centinaia di chilometri in ogni direzione... un po' dura.

Per fortuna il deserto è quello israeliano, dove il film è stato completamente girato e dove il mare non è poi così lontano.

 

Un'ultima curiosità sarebbe quella di capire che razza di programmi avesse in mente "Lo Sciacallo", ovvero il turpe mercante di schiavi che si invaghisce perdutamente della giovanissima ed illibata protagonista; perché  tutto questo casino l'ha messo in piedi lui!

Fa una carneficina per poterla rapire e portarsela nel suo harem, ma le sfugge per mesi e, quando la ritrova, è incinta del suo compagno di avventure e ci lascia le penne per una freccia scoccata a caso da quest'ultimo.

Una vera "volpe del deserto"!

 

 

Un anno davvero straordinario il 1982 per Phoebe Cates; successo mondiale con questo film e con "Fuori di testa" di Amy Heckerling ed ai vertici anche come cantante. Scritto da Lawrence Russell Brown e Joel Diamond, "Theme of Paradise"  (o semplicemente "Paradise") è un brano che furoreggiò per mesi ai piani alti delle classifiche di vendita in tutto il mondo.

La colonna sonora è invece firmata da Paul Hoffert.

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