Regia di Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett vedi scheda film
Il film segue un gruppo di criminali che, nella loro audacia mista a ingenuità, rapiscono una giovane ballerina, ignari del pericolo sovrannaturale che essa rappresenta. L'ambientazione in una villa isolata, luogo ideale per suscitare tensione claustrofobica, avrebbe potuto offrire il terreno fertile per un'esplorazione psicologica dei personaggi e delle loro paure più intime. Tuttavia, i registi Bettinelli-Olpin e Gillett sembrano optare per una narrativa più convenzionale, abbandonando l'opportunità di sviluppare una tensione palpabile a favore di colpi di scena e jump scare prevedibili. Il film, sebbene cerchi di mantenere gli spettatori sulle spine, si adagia troppo spesso su soluzioni narrative facili, preferendo un approccio viscerale che non riesce a mascherare la mancanza di sostanza narrativa.
Abigail (2024): Alisha Weir
Il personaggio di Abigail rimane in superficie, privo della complessità che ci si potrebbe aspettare da una creatura millenaria intrappolata in un mondo moderno. Piuttosto che esplorare la dualità della sua esistenza (tra l'umanità perduta e la bestialità eterna) il film si accontenta di una rappresentazione monodimensionale, riducendo Abigail a una macchina da morte più che a una figura tragica o ambivalente.
Le sequenze d'azione sono realizzate con una certa perizia tecnica e strizzano l'occhio a produzioni più recenti come "The Boys", dove l'esagerazione della violenza diventa un marchio di fabbrica. Tuttavia, queste esplosioni di gore sembrano più una distrazione che un mezzo per arricchire la trama o i personaggi. La brutalità, piuttosto che aggiungere profondità, spesso appare gratuita e non riesce a evocare il tipo di orrore esistenziale che dovrebbe permeare un film che attinge alla mitologia dei vampiri.
"Abigail" soffre anche di un certo livello di prevedibilità. I colpi di scena, che dovrebbero tenere gli spettatori incollati alla sedia, finiscono per essere telefonati. In definitiva, "Abigail" è un tentativo di modernizzare il mito del vampiro, ma cade nella trappola di affidarsi a uno stile visivo che non compensa la mancanza di profondità narrativa. La promessa di un horror innovativo si perde nel percorso, lasciando allo spettatore una sensazione di déjà vu e una voglia insoddisfatta di esplorare più a fondo le vere paure che il film si prefiggeva di evocare.
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