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Abigail

Regia di Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett vedi scheda film

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La recensione su Abigail

di YellowBastard
5 stelle

Negli ultimi mesi si è assistito al ritorno cinematografico di Dracula e del mito del vampiro anche con titoli molti differenti tra loro, come Demeter - Il risveglio di Dracula di André Øvredal, tratto direttamente dal romanzo di Bram Stoker e con uno sviluppo abbastanza classico, o lo spassoso Renfield, che reinterpreta i personaggi del romanzo in una chiave esageratamente parodistica.

Abigail cerca di trovare una specie di via di mezzo tra le due, ma più con una naturale predisposizione per la seconda.

 

Inizialmente pensato per essere collegato a La Mummia (2017) di Alex Kurtzman, pellicola che nelle intenzioni doveva dare origine al Dark Universe della Universal, volontà poi decaduta per il clamoroso flop di critica e pubblico della pellicola (ma sembra che intendono comunque riprovarci con il prossimo Wolf Man di Leigh Whannell), e  immaginato come una rivisitazione (post)moderna de La figlia di Dracula, pellicola di Lambert Hillyer del 1936 nonché sequel ufficiale del Dracula di Tod Browning.

 

Abigail - by Alec Toombs - Film Yap

 

Ma all’epoca, con un minor bisogno di attirare pubblico in sala, un film come Abigail avrebbe nascosto fino all’ultimo la sua svolta narrativa (ovvero che la bambina che i criminali rapiscono per chiedere un riscatto è in realtà la figlia di Dracula) quando invece (purtroppo?) con il marketing di oggi, già il trailer e la locandina, nonché la sinossi ufficiale, rivelano subito il colpo di scena che riscrive il contesto narrativo, ribaltando il gioco delle parti e i rispettivi ruoli di vittima e carnefici.

È lo stesso artificio adottato anche da Tarantino & Rodriguez in Dal tramonto all’alba, con la prima parte del film modellato come un crime (gli stereotipi dei personaggi, la scansione degli eventi, le riprese e le luci sono strettamente di genere) mentre, dopo la rivelazione, il tono del film cambia radicalmente, cambia la colonna sonora come anche il metodo di recitazione degli stessi attori trasformandosi in un horror di ultimissima generazione.

 

Un horror impostato però su dei toni tragicomici, con la coerenza narrativa che in più punti viene convenientemente accantonata in favore di uno svolgimento anche goffo, contorto ed esageratamente dilatato (la pellicola dura almeno quindici minuti di troppo) nel costruire un intrattenimento fin troppo ordinario.

Fortuna che insieme all’aspetto più genericamente splatter, anche decisamente sopra le righe, vi entri pure un certo umorismo macabro, anche sfrontato e (perché no?) provocatorio che è poi il marchio distintivo della Radio Silence, casa di produzione fondata una dozzina d’anni fa dalla coppia di registi, Gillett & Bettinelli-Olpin, insieme a Justin Martinez e Chad Villella, ossia un mix di precario (!?) equilibrio tra gore (molto) ostentato e umorismo bizzarro già riscontrabile nelle loro più recenti pellicole (Finché morte non ci separi e gli ultimi due capitoli del craveniano Scream)

 

Abigail (2024) | MUBI

 

Una volta accettata la sua natura così peculiare, ad opera degli sceneggiatori Guy Busick e Stephen Shields, e la devozione, a volte incontrollata. dei suoi registi per la gloriosa rappresentazione di qualsiasi impeto e sfogo di natura emoglobinica si è (in teoria) maggiormente predisposti anche ad accettare (comprendere?) la sua natura prettamente parodistica, le sue innocue (!) sciocchezze e il piacere quasi infantile per le esplosioni di carne e sangue, alimentato oltremodo dai luoghi comuni del cinema horror che il film non solo non tenta di sovvertirei ma che, anzi, abbraccia con tutti i suoi limiti nel suo essere un classico rivisitato in un B-movie ad alto budget.

 

Il modus operandi alla Dieci piccoli indiani, non a caso citato anche nei dialoghi, risulta pur nei suoi limiti sempre interessante ma la gestione delle pedine del gioco risulta comunque didascalico e spesso macchiettistico, impedendo allo spettatore di legarsi a figure di cartapesta fin troppo vincolate a un destino già segnato dall’inizio.

In fondo non c’è nessuna velleità intellettuale o qualche messaggio nascosto, rimane solo tanto (in)sano divertimento, l’esagerazione dei personaggi e, per quanto (molto) intuibile, l’eccesso di certe situazioni e degli eventi.

 

Abigail

 

Protagonista del film nel ruolo di Abigail la giovanissima Alisha Weir, vista di recente anche in Cattiverie a domicilio, bravissima per la forza e il dinamismo che, nonostante l’età, riesce a esprimere in scena, usa bene il corpo e risulta sempre “credibile” per quanto il personaggio citi fin troppo Anne Rice (o True Blood).

In resto del cast non eccelle altrettanto, alle prese con personaggi volutamente stereotipati, a cominciare proprio da Melissa Barrera che torna, dopo i due recenti Scream, a collaborare con i due registi mentre Dan Stevens risulta almeno più interessante nei suoi eccessi, per quanto il suo personaggio paia fare il verso a quello di George Clooney nel già citato Dal tramonto all’alba.

In un piccolo ruolo abbiamo anche l'ultima performance del compianto Angus Cloud mentre completano il cast Giancarlo Esposito, Kathryn Newton, Kevin Durand e William Cutlett mentre il cameo di Matthew Goode sembra (quasi) strizzare l’occhio (credo sia voluto) ad un eventuale (e improbabilissimo) universo condiviso con A Discovery of Witches.

 

Abigail | UCI Cinemas

 

VOTO: 5,5

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