Regia di Damien Leone vedi scheda film
Art il Clown torna a imbrattare gli schermi, stavolta con maggior cattiveria, proprio nel periodo natalizio. Quando tutti, in teoria, dovrebbero essere più buoni.
In seguito alle traumatica esperienza vissuta a Miles County, Sienna (Lauren LaVera) viene internata in un istituto psichiatrico per uscirne solo cinque anni più tardi quando, in occasione delle festività natalizie, trova ospitalità da una zia, facendo la gioia della più piccola cuginetta Gabbie (Antonella Rose), sua appassionata ammiratrice. Il ritorno nella piccola cittadina attira immediatamente l'attenzione di Art the Clown (David Howard Thornton), sanguinario killer alleatosi con Victoria (Samantha Scaffidi), l'unica delle sue vittime sopravvissuta, pur sfigurata in volto. Mascherandosi doppiamente (in questa circostanza anche da Babbo Natale), Art si mette alla ricerca di Sienna proseguendo a seminare orrore, sangue e morte: devastando - letteralmente - i corpi degli sventurati abitanti di Miles County.
Il successo crescente di questo "demoniaco" assassino cinematografico (equiparato in maniera impropria, per celebrità, alle icone classiche di Jason, Freddy e Myers) ha spinto diverse note case di produzione a proporsi come finanziatrici del terzo capitolo, ottenendo un risoluto diniego da parte del regista intenzionato a mantenere alto il livello di gore e splatter e, soprattutto, di affondare lo sguardo sul lato più amorale e socialmente inaccettabile dell'osceno e sconvolgente comportamento di Art: spettrale, sadico e inarrestabile protagonista che non solo si fa beffa dei benpensanti e della vita umana in generale, ridendo con soddisfazione e gioia a ogni delitto gratuitamente perpetrato, ma in questa occasione imbratta crudelmente, con ironia satanica, il periodo natalizio. Trovato in John Caglione Jr., truccatore all'opera ne Il cavaliere oscuro, l'ideale partner produttivo, Leone procede senza dare peso alla sceneggiatura e senza porsi ostacoli perbenisti: non gli interessa approfondire le cause che riportano in vita Art, tantomeno intende dare giustificazioni alla brutalità delle sue azioni che progrediscono di capitolo in capitolo (in tal caso l'incipit con massacro di famiglia, figlioletti annessi, e la sconcertante scelta di delegittimare il Natale distruggendo, anche materialmente, il personaggio iconico di Santa Claus). Vuole girare un horror viscerale che riporti il genere sui suoi binari, prendendo così le distanze dalla inflazionata quantità di pellicole mainstream che ormai non impauriscono più nemmeno i bambini. E se ama citare i suoi titoli preferiti (nel primo quarto d'ora si notano riferimenti a Shining, Amityville Horror e all'episodio sul Babbo Natale assassino presente nel cult Racconti dalla tomba a sua volta ispirato dai celebri fumetti E.C. Comics di William Gaines), nemmeno evita di lanciare sassate su quelle che reputa opere ingiustamente rappresentative del genere (la battuta finale dell'autista di autobus su Frankenstein di James Whale, definito dallo stesso un film comico e romantico). Leone procede senza alcuna intenzione di imitare i suoi predecessori ma portando invece avanti una personalissima visione del cinema che non trova precedenti: avendo ben chiara la differenza tra realtà e finzione, sceglie di obbligare lo spettatore a simpatizzare con il killer. Jason, Freddy, Mayers o Leatherface erano visti dal pubblico come odiosi e pericolosi antagonisti, nel caso di Art invece ci si scopre nostro malgrado coinvolti in una inusuale forma di immedesimazione che trova nell'ironia macabra (ben lontana da quella più leggera, per fare un esempio, presente nei vari Nightmare) la sua più potente motivazione. All'horror, rigorosamente impostato con elementi di verosimiglianza data da trucchi ed effetti prostetici più che realistici (non per caso Tom Savini compare per pochi secondi nel ruolo di testimone oculare del massacro al centro commerciale, vittime "piccoli" innocenti alla ricerca dei doni distribuiti da un Babbo Natale reazionario e tradizionalista) Leone attribuisce di nuovo la sua funzione, che è quella di offrire uno sguardo sull'abisso dello scrutabile e sull'effetto catartico della sua funzione. Dare un "taglio" artistico allo smembramento di corpi umani (magari facendosi fottutamente gioco di Psycho e della scena sotto la doccia) e rendere divertente scrutare la reazione nei volti di "cristiani" sofferenti durante gli ultimi istanti di vita, diventa il fine ultimo del cineasta (in tal senso poeta del macabro al pari del solo Lucio Fulci) al di là di ogni superficiale speculazione narrativa. Non deve sorprenderci più di tanto: se questo avviene su uno schermo, frutto della "finta" opera di un pagliaccio che ha uno strano senso dell'igiene, del buongusto, del perbenismo e dell'ironia, la nostra coscienza può solo trarne vantaggio. Perché in realtà nessun vero amante del cinema horror s'azzarderebbe mai a fare del male a una mosca, ben consapevole dei limiti che separano uno schermo tra le due dimensioni, ossia quella della fantasia (dove tutto può accadere) e quella della realtà (dove limiti etici e morali non devono mai essere superati).
Curiosità
Nelle sequenze finali girate sull'autobus una donna legge un libro dal titolo "The 9th Circle", scritto da tale Rosemary Castavete. Il riferimento è da intendere a doppia destinazione: Art appare per la prima volta in assoluto nell'antologico All Hallow's Eve (2011), contenente l'episodio The 9th Circle (2008), mentre Rosemary è la protagonista del capolavoro di Roman Polanski, Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York (1968).
Terrifier 3, costato circa 2.000.000 di dollari (un low budget secondo gli standard produttivi a stelle e strisce), a una sola settimana di distanza dal debutto nelle sale cinematografiche ha incassato a livello mondiale quasi trenta volte tanto, ovvero 54.000.000 di dollari. Questo indica come il pubblico, al di là del giudizio critico sul film in questione, abbia deciso di premiare l'audacia di un regista indipendente, che non intende allinearsi agli standard produttivi degli ultimi decenni.
"Così le gesta violente vivono ancora dopo che sono scomparsi gli uomini, e le tracce della guerra e degli spargimenti di sangue sopravviveranno in lugubri forme, molto tempo dopo che i distruttori non saran più che atomi di terra."
(Charles Dickens)
F.P. 15/11/2024 - Versione integrale visionata in lingua inglese (durata: 126'43")
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