Regia di Damien Leone vedi scheda film
Estremo per elezione e definizione, sempre con qualche dubbio e perplessità sul reale consenso possibile di un pubblico fatto soprattutto di fan dell'horror estremo alle opere incentrate sulle nefande azioni e avventure di Art il Clown, non si ferma di fronte a nulla e già nei primi 10'(già sì sa e la pubblicistica del disgusto e della nausea degli spettatori ci ha ricamato come neanche ai tempi de "L'Esorcista") viene massacrato tra jingle-bels e canzoncine di natale un bambino a dormire nel letto della sua cameretta.
Gli effetti sono quasi tutti di make up e prostetici come nei due precedenti, Tom Savini in breve apparizione dallo schermo di una TV sugella con la sua presenza la bontà di questa scelta ''marchio di fabbrica" di Leone, e da cui pare non fare capolino neanche un attimo, la altrove debordante CGI.
Da qui a paragonare Art il Clown vista anche la carenza di altri "credibili" boogey man nell'horror moderno, a Michael Myers, Jason Vorhees, Freddy Krueger e Candyman, ce ne passa, e chissà come mai viene sempre dimenticato il Jeepers Creepers di Victor Salva che non gli è in niente inferiore, chissà perché.
Il trucco di Art è certo indovinato, e la chiave del suo successo fin da "All'Hallows Eve", mette realmente a disagio senza svelare praticamente niente dell'attore-mimo che lo impersonato David Thornton, oltretutto torna qui la infamissima "compagna" di Art già presente nel primo "Terrifier" del 2017, il cui trucco è ancora più repellente così come le sue totalmente malate e senza freni di sangue e violenza, azioni.
Anche se la sequenza del suo auto-eccitamento mediante coltello a mò di dildo in quel posto con relativo copioso gocciolamento, è davvero oltre i confini del buon cattivo gusto e di ogni sua possibile rapprentabilità. Più da manicomio che altro, da dove infatti viene fatta evadere da Art, e dove una così demoniaca è stata persino tenuta dal primo film rinchiusa, invece di essere subito fatta a pezzi, bruciata per non lasciare nemmeno una zolletta di cenere, e basta. E da manicomio è un pò chi scrive e mette in scena certe cose, destinate al pubblico manicomio che/se le apprezza davvero. Diciamo quindi subito che per chi l'horror rappresenta ancora una chiave di interpretazione della realtà nella società americana e non solo, sotto le estreme metafore del genere, qui non c'è e non ci vuole nemmeno essere, nulla del genere.
Ma nemmeno una grande visione che lo elevi in maniera vistosa, attraverso atmosfere sapientemente restituite o che, dell'atmosfera natalizia e della sua quindi messa alla berlina con la chiave della tortura, delle sevizie e dell'assassinio industriale, in cui è ambientato.
Rimane un andare contro ogni limite che una casa di produzione oggi imporrebbe, grande o piccola, indipendente o meno, e quindi per questo praticamente autofinanziato in maniera personale dallo stesso Leone, non a caso già tacciato spesso di misoginia immancabile accusa da Santa Inquisizione dei giorni nostri, per i modi brutali e particolarmente feroci nei quali vengono fatte a pezzi le sue numerosissime vittime femminili, nei film., e non mancano neppure i bambini tenuti in nessun conto e fatti persino deflagrare in gran numero da Art, con un pacco dono-bomba, dentro ad un centro commerciale, fintovestito e diabolico, Babbo Natale.
Ted_Bundy1979
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