Regia di Bill Paxton vedi scheda film
La notte texana porta consiglio e il trasandato Fenton Meiks (McConaughey) si reca nella sede dell’FBI per raccontare la sua verità, lo accoglie l’agente Doyle (Boothe) incaricato delle indagini sul serial killer Mano di Dio (sei vittime negli ultimi 2 anni), Meiks dice di sapere il nome dell’assassino e dove si trovano i corpi delle vittime, ma prima vuole raccontare la sua storia, una storia di infanzia perduta, tra Dio, angeli vendicatori, demoni e omicidi.
E cosi un lampo di flashback ci porta nel 1979, Fenton e suo fratello Adam sono due bambini molto legati, dopo la morte della madre sono rimasti con il padre meccanico, un brav’uomo che lavora sodo, forte della sua fede incrollabile.
Ma un giorno tutto cambia, il padre sveglia i due fratelli nel cuore della notte e li avverte della chiamata di Dio, un angelo li ha scelti per una missione e loro non si possono tirare indietro, dovranno uccidere Demoni per conto del Signore, scovare ed eliminare presenze maligne nascoste nei corpi di comuni mortali.
Bill Paxton è un volto conosciuto per chi ama un certo tipo di cinema, con Frailty debutta come regista e lo fa con un film particolare, complesso ma assai riuscito, una storia dall'impronta classica che si presta a diversi piani di lettura restando allo stesso tempo profondamente legata al cinema di genere.
Semplificando il discorso possiamo dire che ci troviamo dalle parti del thriller puro, la vicenda del serial killer colloca il film in una dimensione familiare, un canovaccio narrativo che però viene quasi subito stravolto per seguire strade diverse, tematiche piu profonde che innalzano Frailty ad un livello superiore.
E così il plot scritto da Brett Hanley scava a fondo nelle menti dei personaggi, figure inserite in un contesto tipico come quello del sud degli Stati Uniti, tra piccole comunità rurali e fanatismi religiosi, un microcosmo che fin dall’inizio ci appare familiare perchè lo abbiamo gia incontrato in molti altri film e in un’infinità di romanzi (King è piu di una ispirazione).
In particolare il fulcro del racconto è rappresentato dalla famiglia Meiks, inizialmente un oasi felice e sana che di colpo si trasforma in qualcosa di pericoloso e letale, il padre che da bravo cristiano diventa un killer spietato armato di ascia e due bambini che forse non capiscono (o forse si), ma che per amore seguono il genitore in questa impresa folle.
Paxton è bravo nel suo ruolo di attore, rende credibile fin dall'inizio il suo eccessivo personaggio, ma è ancora piu bravo come regista nella presentazione di un nucleo familiare sconvolto dalla fede, i rapporti conflittuali fra i tre personaggi danno spessore alla parte centrale della pellicola mantenendola sempre in equilibrio tra dramma e thriller.
Ma l’attenzione dello spettatore è sempre rivolta al presente, al duello verbale tra Fenton e l’agente dell’FBI, a cogliere nelle rivelazioni del misterioso individuo una traccia di verità che evidentemente ancora sfugge, i due si guardano con diffidenza studiando le rispettive reazioni, qualcosa ci deve essere e qualcosa uscirà fuori nel finale a sorpresa, una conclusione ben congeniata per un twist ending che centra il bersaglio.
Bravi tutti gli attori, molto prima dell’exploit di True Detective e della successiva “mutazione” in attore vero l’ex belloccio McConaughey aveva gia dato prova delle sue indiscusse qualità recitative, quì lo vediamo interpretare un personaggio complesso, enigmatico, ambiguo, sfuggente, sguardo assente e aria indecifrabile, tiene alla grande i duetti con l’ottimo caratterista Powers Boothe (Southern Comfort) in un duello tutto texano che consiglio di seguire in lingua originale.
Non sono da meno i giovani attori che interpretano i due bambini (Matt O’Leary e Jeremy Sumpter), ma la sorpresa vera è proprio Bill Paxton, equilibrato e convincente nel doppio ruolo di attore e regista, non perde il controllo di questa sua opera d’esordio ma anzi la impreziosisce con tocchi originali e con una solidità di messa in scena degna di un veterano.
Frailty al tempo della sua uscita passò quasi inosservato, invece merita una riscoperta perche è un film ben strutturato in tutte le sue parti, una pellicola che strizza l’occhio all’horror (mostrando tra l’altro pochissimo sangue) ma che non dimentica i personaggi e la storia, dando soddisfazione a chi cerca nei film di genere un approfondimento narrativo che non può che considerarsi un valore aggiunto.
Voto: 8
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