Regia di Bill Paxton vedi scheda film
Una boccata d’aria fresca - insieme a “Jeepers Creepers” - nel panorama attuale del thriller-horror. “Frailty” è così lontano dal cinema di genere odierno che sembra venire dritto dalla bella libertà televisiva americana degli anni ’70. Difatti, nell’affrontare questa storia di follia mistico-religiosa, in cui un tranquillo padre di famiglia costringe i due giovanissimi figli ad assisterlo nella sua missione di sterminatore di demoni perché così pare gli abbia ordinato Dio, Paxton, al suo esordio dietro la macchina da presa per il grande schermo, adotta un’andatura modesta, piana, fuori dal tempo, pure in termini di recitazione (ma Powers Boothe è uno zombi, con una parure dentaria immobilizzante). Mica per niente Stephen King si è sperticato in lodi. E il tanto succo di “Frailty” è come se colasse dalle pagine dello scrittore del Maine, con elementi kinghiani tipici: la cittadina di provincia, il nucleo familiare, l’infanzia come terreno di “caccia”, il marciume sotto la terra. Un film sanamente ambiguo, complesso, disposto a più letture, anche contrastanti, ma sempre suggestive. Merito di uno script (di Brent Hanley) non perfetto ma stratificato, mai rigido o a senso unico. Si dovrebbe proiettare nelle scuole.
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