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Frailty. Nessuno è al sicuro

Regia di Bill Paxton vedi scheda film

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La recensione su Frailty. Nessuno è al sicuro

di scapigliato
8 stelle

Di impostazione classica (vuoi perchè era la prima volta del regista, o vuoi perchè voleva alienarci), il film di Bill Paxton riesce a raccontare con una strana e disarmante innocenza un delirio dopo l'altro. Non sai nemmeno da che parte cominciare a parlarne, tanto si presta a più letture. Ma, al di là della sua complessità che non è affatto un handycap, la prima cosa che si può dire è che non c'è assolutamente differenza tra i buoni e i cattivi (detto alla buona). O meglio sarebbe dire, che la sottile linea che divide il giusto e lo sbagliato, il normale e l'anormale, l'edificante e il riprovevole, non è poi così tanto sottile....non c'è proprio! Il serial killer uccide le persone, è quindi un criminale, ma guarda caso le persone che uccide avevano delle colpe, o così ci è fatto credere, e comunque il detective FBI aveva veramente commesso il suo terribile crimine! Quindi, il famoso "La Mano di Dio" è un pazzo psicopatico, o è una rilettura cattivista del supereroe che ripulisce il mondo? O peggio ancora: per chi facciamo il tifo per lui o per la società che deve fermarlo nonostante anch'essa abbia i suoi orrori nell'armadio?
A me personalmente il film ha collegato un'immagine su tutte: quella dell'America che uccide per Dio o per la Patria. Io sono cattolico, e so per certo che per Dio non si ammazza. Chi giustifica con la religione le sue guerre è un criminale e va internato. Ma a parte questo, l'America di cui parla Paxton è l'America lobotomizzata, quella del fanatismo, dell'integralismo ideale, patriottico e religioso dei metodisti di Busch o degli anabattisti (per nulla lontani dai Talebani). E'l'America di un regime culturale spietato e annientatore, quella dell'ideale forte di supremazia e dominio, quella del rigore morale e militare. La più grande nazione del mondo è anche quella in cui i ragazzini possono avere una pistola e uccidere i compagni. E' la nazione della pena di morte, del culto dell'apparire. E sono in molti gli americani invasati di loro stessi, della loro cultura che non è cultura, ma malattia accettata e tollerata. Il film, che con la scusa thriller parla di un paese che si sfascia, punta il dito sugli orrori fatti alla luce del sole della sua nazione, sugli orrori anche innocenti, perchè t'arrivano dall'alto, dal sistema che già c'era quando sei nato, e non è colpa tua. E lo fa incisivamente, spietatamente e lucidamente.

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