Regia di Vincenzo Alfieri vedi scheda film
42TFF: FUORI CONCORSO
Rebecca Zuin (Claudia Gerini, nei panni della morta dal nome proprio perfetto per introdurci in un diabolico intreccio di sapore vagamente hithcockiano) è una scaltra imprenditrice cinquantenne, affascinante e manipolatrice che prende in sposo un giovane, bello e brillante scienziato (Andrea Di Luigi) , attraverso un matrimonio che sembra più un capriccio che una storia di sentimento genuina.
Fatto sta che la donna viene trovata morta nella sua villa high-teck, stroncata da un infarto.
La polizia richiede un'autopsia per verificare la causa del decesso, ma il cadavere scompare dall'obitorio: come se qualcuno avesse interesse a non fare eseguire esami ed accertamenti sul cadavere.
I sospetti si concentrano soprattutto sul giovane mariti, che, dal matrimonio, ha avuto libero accesso ad una carriera imprenditoriale altrimenti impossibile.
Conduce le indagini l'instabile e fuori controllo ispettore Corrado Cosser (magnifico Giuseppe Battiston), segnato irrimediabilmente da un lutto famigliare che lo ha distrutto.
L'indagine si complica e l'intrigo diventa sempre più concitato, fino ad un epilogo "impossibile".
Tecnicamente Il corpo è un film ineccepibile, un cui il regista Vincenzo Alfieri dimostra una gran perizia di direzione, offrendo la possibilità al suo film di togliersi di dosso, finalmente, ogni campanilismo nostrano stracco ed inutile per rifugiarsi in un prodotto di genere teso e convincente dai caratteri per una volta completamente compatibili ad un mercato internazionale.
Di fatto il film altro non è che un remake-fotocopia del film spagnolo El cuerpo, di Paulo Oriol (con Belén Rueda al posto di Gerini), il regista del non meno concitato Contrattempo (Contratiempo, 2016), poi trasposto in altrettanta fotocopia da Stefano Mordini nel più meccanico Il testimone invisibile (2918) con Riccardo Scamarcio. Questa operazione di Alfieri funziona nello stesso modo, ma risulta migliore tecnicamente rispetto all'adattamento di Mordini, ma è pur sempre un'opera derivativa.
Certo Giuseppe Battiston qui grandeggia e fornisce una interpretazione gigantesca verso cui si concentra ogni merito del film, forte anche di una Gerini dark lady "viva anche da morta", la cui verve a tratti diabolica ricorda certe interpretazioni da brividi degne di antiche ma indimenticate dive come Barbara Stanwyck negli anni '40 e '50.
Certo poi il detto "il diavolo fa le pentole e non i coperchi" risulta perfetto in queste circostanze e con questi incastri condotti alla perfezione per almeno 3/4 della vicenda, ma poi costretti ad una resa dei conti che, anche qui come in Contratiempo, frana un po' nell'improbabile e lascia spazio ad ingenuità di fondo che chi vedrà il film non mancherà di riscontrare e verificare.
Pertanto Il corpo si rivela un remake realizzato con gran perizia, a tal punto che è un peccato si tratti di un remake perché sarebbe un tipo di film altamente esportabile, ma è anche un prodotto un po' troppo "scritto", un po' troppo costruito a tavolino, a tal punto che, come il suo simile già citato Contratiempo, non riesce poi a risultare minimamente plausibile nel suo finale esagerato e vulnerabile.
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