Regia di Greg Jardin vedi scheda film
Self/Less.
Intrattiene più che respingere funzionicchiando senza troppo reiterarsi a vuoto raggiungendo esponenzialmente una sterile saturazione frattale di sé “It’s What’s Inside”, il rompicapo scritto, diretto e montato da Greg Jardin, suo esordio nel lungometraggio e praticamente una variante in sottrazione del (vedi note) Teorema di Futurama (però sia chiaro: non siamo dalle parti, a prescindere dal budget, né di Christopher Nolan né di quel pazzerello di Shane Carruth, pace alla terrestre anima sua e di chi volente o nolente gli è ancora vicino o lontano nonostante tutto in entrambi i casi) e al contempo una ripresa di un certo “mood”, a un quarto di secolo di distanza, che caratterizza opere quali “I Know What You Did Last Summer” e “Final Destination”, costruendo il tutto però su di un substrato più “adulto”: trentenni (a vario titolo e attraverso differenti gradazioni e sfumature) disperati (del cui destino lo spettatore se ne stracatafotte amabilmente), quasi niente giusti, se non del tutto sbagliati (scelte morali discutibili in un contesto etico fallibile), per parafrasare il poeta invertendo il valore e l’ordine degli addendi/fattori senza che il risultato cambi.
Fotografia di Kevin Fletcher e musiche di Andrew Hewitt, mentre tra gli attori quelli più in palla sono Brittany O’Grady (“the White Lotus - 1ª stag.”), James Morosini (“I Love My Dad”), David Thompson (“Blue Ruin”, “Green Room”, “Fear Street - Part One: 1994”), Gavin Leatherwood (“Chilling Adventures of Sabrina”) e Nina Bloomgarden (“the Resort”), ma infine alla resa dei conti un buon motivo per assistere al film - presentato prima al Sundance e poi al South by Southwest e nel mezzo acquisito da Netflix - potrebbe essere Madison Davenport (“Noah”, “From Dusk till Dawn: the Series”, “Reprisal”) incacchiata persa.
Note.
- https://theinfosphere.org/Futurama_theorem
- https://en.wikipedia.org/wiki/The_Prisoner_of_Benda
- https://www.mathgoespop.com/2010/08/the-futurama-theorem.html
* * * (¼) - 6.25
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