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In A Violent Nature

Regia di Chris Nash vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su In A Violent Nature

di John_Nada1975
4 stelle

In pratica, è stato già detto ma per descriverlo è impossibile non ripetersi minimamente, una versione naturalistica di "Venerdì 13", "Just Before Dawn" e altre centinaia di epigoni con mostruosi serial killer indistruttibili, dei boschi, ma solo di suoni ambientali della natura, con la discutibile scelta di non avvalersi di alcuna colonna sonora, soltanto qualche canzone accennata e intradiegetica.

Un ritmo lentissimo e volutamente pretenzioso(il neo-autore ha persino citato in una intervista di aver tentato di fare "il primo slasher campagnolo come se fosse giusto da Malick", e poi non ricordo forse Sokurov-scherzo) alcuni omicidi particolarmente splatter ed efferati per il pubblico di aficionados di truculenze il più esagerate possibile da baraccone, almeno realizzati con i vecchi trucchi prostetici e di make-up in lattice. 

Tutto il film è in lunghi piani sequenza montati con una certa invisibile abilità, a seguire il mostro di nuca che compie lunghe camminate nella foresta,

facendo rumore pesante come è con i suoi passi, senza ovviamente da clichè del genere e tranne in una occasione  essere prima avvertito dalle sue vittime.

Un cinema mutuato dalle soggettive del giocatore dei videogiochi, e che sempre più spazio ha trovato nel cinema moderno d'azione spacca e sparatutto, qui in versione contemplativa la quale vorrebbe creare tensione e snervante attesa come nel lunghissimo finale in cui dovrebbe poi accadere ciò che da migliaia di finale di questo tipo, ti aspetteresti accada.

Cosa che però difficilmente avviene data la meccanicità ed estrema prevedibilità, del genere. 

Proprio per questo l'esordiente regista nel lungometraggio, canadese e proveniente dagli effetti speciali, cerca di sviare adottando un finale in cui in pratica non accade più niente, e nessuno scontato secondo attacco, dopo un lunghissimo.dialogo-monologo in automobile della salvatrice alla scampata, catatonica fino a sfiorare il grottesco, "final girl" come dicono i fan con la maglietta nera di "Non aprite quella porta", usando il gergo da americani per questo tipo di film.

Buona la mostruosa fisionomia del mostro senza maschera antigas da pompiere anni '20, evidentemente debitrice ed ispirata a quella inevitabile di Jason Vorhees, ma anche per le scarnificazioni a mostrare denti, gengive, ossa temporali e del teschio, quella del mitico Dottor Phibes di Vincent Price.

Con degli occhi velati da morto vivente, quale in effetti è, le sue reali fattezze ci vengono mostrate "a schiaffo", dopo circa 50 minuti di film(la durata complessiva poteva essere più contenuta, per un film di questo genere), con una ricercata focale sfocata al primo piano e poi a riprendere il volto mostruoso sullo sfondo. 

Niente di nuovo, ma tecnicamente ben realizzato anche l'omicidio con piccone e masso a schiacciare a terra la testa del secondo malcapitato, ripreso dall'alto e inizialmente fuori campo.

 

 

 

John Nada

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