Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Suggestivamente malinconico e vitale nello stesso tempo! Un film che mi ha lasciato, come si suol dire, di sasso. Il senso di fallimento che tutti portiamo nella vita, il sogno di potere essere diversi, di avere fatto scelte diverse e magari ritrovarle nella vita di un altro, quelle scelte, quell'essere, come davanti a uno specchio delle ipotesi e dei sogni. Ho provato tensione e ho tifato per l'uomo del treno, ho tremato e compatito all'intervento del professore. Due solitudini che si incontrano e diventano gruppo. Due tramonti che si incontrano e unendo le proprie luci infiammate danno origine a un nuovo giorno. Essere diversi, magari complementari e ritrovarsi liberi di cambiare, di vivere, di segnare il destino di qualcuno con il proprio passaggio. Entrambi ce la fanno. Il professore che parla e parla alla fine non dice mai nulla sulla vita dell'altro. Osserva e chiede, ma sa. E così, come sognava, è entrato silenzioso nella vita di qualcuno e questo guardandolo ha ritrovato il vero se stesso. Si è fermato a onorarlo per la sua ricchezza preziosa, perchè è stato abbagliato dalla sua bellezza e indissolubilmente è rimasto a lui attaccato. Fino alla fine, alla realizzazione di ogni sogno e desiderio.
L'andante della sonata n. 12 di Beethoven ancora scolpisce nella mia testa questo destino: note ribattute, come i ricordi della vita che possono trovare nuove variazioni nell'avvenire, infinite, come le scelte che sempre possiamo fare. E il tutto cosparso di una speranza e una voglia di vivere incredibile! E anche le altre musiche sono all'altezza della situazione, tese e serrate, in grande stile.
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