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La casa dei matti

Regia di Andrej Konchalovskij vedi scheda film

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La recensione su La casa dei matti

di speedy34
6 stelle

Regione frontaliera dell’Inguscezia, 1996: la minaccia di un’invasione dei distaccamenti ceceni diventa ogni giorno che passa una tragica realtà. In prossimità di questa frontiera si trova un ospedale psichiatrico: i pazienti del manicomio sono gli ultimi ed ignari occupanti del fatiscente edificio, abbandonato, allo scoppiare delle prime bombe, dallo già scarso personale medico. Nell’ospedale isolato è il totale caos ma gli ammalati riescono ad organizzarsi da soli le loro giornate mentre un gruppo di soldati ceceni invade il manicomio e si accampa insieme ai pazienti. Cronaca vera dal fronte di guerra russo/ceceno che diventa potente materia narrativa per un film sull’irrazionale follia dei conflitti del mondo. Ed il regista russo Andrej Koncalovskij , conosciuta questa vicenda vedendo un reportage televisivo, non si è lasciato sfuggire “l’appetitosa” occasione e realizzando “La casa dei Matti” ritorna ad un cinema più personale e più vicino alla sua realtà quotidiana dopo le non proprio felici esperienze nel cinema dei film commerciali americani. Ma se la storia di questi testimoni involontari e protagonisti incoscienti di un conflitto ancora irrisolto ha tutte le carte in regola per conquistare il pubblico europeo e non solo (Gran Premio della Giuria al recente Festival di Venezia e candidato papabile per le prossimi nomination all’Oscar come Miglior Film Straniero), al termine della proiezione rimane comunque addosso un senso di incompiutezza che non passa inosservato. E dire che gli attori sono tutti molto bravi ed in “pericoloso” equilibrio (raramente perso!) tra gigionerie clownesche ed atteggiamenti e vezzi attoriali del “classico” ruolo del matto (il volto della deb Julia Vysotskij nel ruolo della romantica Janna, innamorata di Bryan Adams e che ha il “potere” suonando la fisarmonica, di accendere il sole nella vita di chi la circonda, difficilmente ce lo scorderemo!); la “casa” è scenograficamente e fotograficamente realistica e protagonista non secondaria di questo racconto sugli orrori della guerra così come la regia, fluida e spedita, evita abilmente i pericolosi tranelli di un film “politically correct” a tema! Ma rimane comunque addosso un senso di poca sincerità e di eccessiva “costruzione a tavolino” di sentimenti ed emozioni che raramente coinvolgono e nuocciono a questa storia che invece tenuta su binari meno “buonisti” e più “sporchi” ci avrebbe maggiormente comunicato l’insensatezza, l’ingiustizia ed asprezza dei conflitti “silenziosi” del mondo.

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