Regia di Julie Taymor vedi scheda film
Una storia d'amore e tante altre storie, storie vere perchè inerenti al libro "Frida: A Biography of Frida Kahlo" di Hayden Herrera,
dove Frida brucia la sua vita secondo canoni inusuali e scandalosi, per quel periodo storico e per la connotazione geografica: il Messico dei primi anni del 900.
La precocità sessuale di Frida (Salma Hayek), gli incontri amorosi con un compagno di scuola suo coetaneo, anche nell'interno della sua abitazione, presenti i suoi genitori, ignari, e con la complicità di sua sorella Cristina.
Ama il disegno e la pittura, spia il grande muralista Diego Rivera (Alfred Molina) mentre riprende una modella nuda, con la quale durante una pausa ha un rapporto carnale,che Frida interrompe con divertita cattiveria.
Diego Rivera è un incallito seduttore di donne bellissime, sposato, separato, con figli a carico. E piace a Frida, come artista e come uomo, anche se grosso e grasso.
Il destino più crudele attende Frida, un terribile incidente stradale causato dall'autobus sul quale viaggia con il suo ragazzo, la conduce al coma, con le ossa del corpo quasi tutte fratturate. Ci vorranno anni e sacrifici da parte dei genitori, che pagheranno costosi interventi chirurgici, per rimettere Frida in grado di camminare, anche se visibilmente claudicante.
Sin dall'inizio, il film mostra la sua valenza, la regia di Julie Taymor è come la prua di una nave che fende le onde, le immagini scorrono veloci, senza cali di nessun tipo, persino il coma di Frida è rappresentato da macabri e inusuali effetti speciali, che accompagnano la ragazza verso il risveglio. Visioni che rendono verosimile il suo stato di incoscienza, e la sua lotta per la sopravvivenza.
Frida è forte, vuole vivere, esce dal coma, si adombra solo un attimo quando il suo ragazzo le dice che si trasferirà in Francia, e proseguirà i suoi studi a Parigi.
Frida prosegue il suo calvario, ingessata per tre quarti del corpo, immobilizzata a letto, con la mano libera disegna prima il suo piede, l'unica cosa che vede non ingessata del suo corpo, usa la matita, poi passa a tela e pennello.
Cade l'ultimo pezzo di ingessatura, e finisce in carrozzella, ma la sua forza di volontà è tale che ben presto riprende a camminare.
Si reca da Diego Rivera, portanto con se i suoi dipinti. Lui non vorrebbe neppure ascoltarla, ma Frida ha argomenti convincenti, e ottiene da Diego che darà almeno uno sguardo all'unico quadro che lui le consente di lasciare, appoggiato alla colonna di un porticato. Frida vuole soltanto un parere critico, se fosse negativo, cercherebbe un altro lavoro per guadagnare soldi e così ripagare i genitori dei loro sacrifici.
Diego è colpito dall'originalità della tela di Frida, e la cerca per comunicarle il suo parere favorevole.
Frida, piccola e magra, si innamora di quell'uomo corpulento, che aveva chiamato "panzon" quando, prima dell'incidente, lo aveva schernito mentre "lavorava" con la modella nuda.
Il matrimonio di Frida non è felice, Diego la tradisce, sempre con nuove "modelle", ma lei accetta quella situazione perchè sapeva a quali conseguenze sarebbe andata incontro.
Diego, la cui fama di muralista ha varcato i confini del Messico, viene invitato a New York per realizzare un pannello gigantesco nella hall del Rockefeller Center. Diego chiede a Frida se vuole seguirlo in America. Lei accetta, desiderosa di farsi un nome nell'alta società newyorchese. Diego inserisce l'immagine di Lenin nel suo "capolavoro", suscitando l'indignazione del rampollo Rockfeller (Edward Norton), che lo liquida pagandogli integralmente il lavoro e facendo demolire immediatamente la sua opera.
Rientrati in Messico, Diego cade in depressione, non lavora ed è sempre più coinvolto politicamente.
Ma il peggio stà per arrivare: Frida sorprende Diego e sua sorella Cristina in atteggiamento sessuale inequivocabile, e si allontana definitivamente da lui. Lei prende a frequentare locali equivoci, probabilmente si concede qualche uomo, ma finisce per fare coppia con una lesbica.
A riunire la coppia è il caso: Diego ospita nella sua casa il filosofo Trotsky, transfugo dall'Unione Sovietica, e sua moglie, ma Diego ha bisogno di essere credibile, e prega Frida di tornare da lui per fingere una normale convivenza.
Frida, sempre innamorata di Diego, accetta, e finisce per subire il fascino del filosofo russo, divenendone la sua amante, sotto gli occhi della signora Trotsky, che ad un certo punto interrompe la tresca.
Frida ha deluso Diego, Trotsky si sposta in un'altra casa, poco distante, ma viene assassinato e Diego, accusato dell'omicidio, fugge.
Frida non rivela alla polizia politica dove si nasconde suo marito, e viene incarcerata. Ma Diego riesce a farla tornare in libertà.
Frida è malata, le ossa non resistono più ai postumi degli interventi subiti, ha la cancrena ai piedi e le vengono amputate alcune dita.
Finisce in fondo a un letto, debole e in preda alla morfina per alleviare i dolori.
Diego rientra in Messico e le sta vicino sino alla morte.
Fin qui il racconto, succinto e stringato dove possibile: ben altra cosa è la visione del film, impossibile descriverne la bellezza dei luoghi, i colori, le riprese audaci, le idee originali che costellano la pellicola. La scelta dei brani musicali è azzeccata, il sesso è appena accennato eppure colpisce: pochi secondi che riescono ad eccitare l'immaginazione.
Antonio Banderas fa una fugace apparizione, e ci sono altrettanto veloci ma incisivi riferimenti alla revolucion in atto, e la garbata critica alla società "alta" messicana e nordamericana.
E inoltre, la presenza molto importante di Valeria Golino (Lupe Marin), nel ruolo della ex-moglie di Diego, madre di due figli, ancora innamorata di lui, che insegna a Frida le pietanze preferite da Diego.
Sui protagonisti di questa dolorosa storia, ritengo di poter definire brava Salma Hayek, forte, determinata e dolcissima, un passerotto nelle mani di un imponente, in tutti i sensi, Alfred Molina.
Per due volte, in differenti occasioni, un pavone, simbolo di bellezza ma anche di vanità, incede maestoso nel giardino della casa dei due sfortunati artisti, sigillo idedale per un film dal titolo così semplice: Frida.
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