Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
Dopo quasi una decade di silenzio - il suo ultimo lavoro cinematografico era stato Dove siete? Io sono qui, del 1993, passato quasi del tutto inosservato - la Cavani torna dietro la macchina da presa con questo Il gioco di Ripley. Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith dal quale già Win Wenders aveva ricavato L'amico americano nel 1977, si tratta di un intreccio a tinte fosche abbastanza convenzionale, fra malavitosi senza cuore, loschi traffici internazionali e con il classico uomo qualunque chiamato a reggere la parte dello spietato killer a sangue freddo. Peraltro il metodo scelto per fargli eliminare la vittima predestinata, cioè l'esecuzione tramite garrota, è di un'efferatezza fuori luogo e quasi fuori dal tempo, capace di suscitare più ilarità che reale tensione o preoccupazione. Sembra insomma che, al momento della trasposizione su pellicola, l'atmosfera cupa e ansiogena della storia sia rimasta impigliata fra le pagine del libro; la sceneggiatura è firmata dalla regista e da Charles McKeown, già autore per Terry Gilliam (Munchausen e Brazil). Buona la coppia centrale di protagonisti, Malkovich e Winstone, assortita all'insegna di un prodotto destinato al pubblico internazionale; c'è anche spazio per Chiara Caselli, uno dei pochi nomi italiani nei titoli. Rimane da sapere cosa volesse concludere con un simile progetto, dignitoso intrattenimento a discreto tasso d'azione, una regista solitamente ambiziosa come Liliana Cavani. 5,5/10.
Un uomo, sposato e con un figlio piccolo, sta morendo di leucemia. Un piccolo boss della criminalità gli propone quasi per sfida di eliminare un suo rivale russo, in cambio di una bella somma. La sfida non può essere che accettata.
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