Regia di Youssef Chahine, Amos Gitai, Alejandro González Iñárritu, Shohei Imamura, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn, Danis Tanovic vedi scheda film
Mi è piaciuto molto sotto ogni aspetto, formale e contenutistico. In particolare trovo ben riuscita l'opera nel suo insieme, in quanto attraverso il modo di vivere specifico ad ogni cultura e latitudine riesce ad illustrare, mediante un il linguaggio universale del dolore, la nostra comune condizione. Voto 6
Undici culture diverse, undici modi diversi di fare cinema. Il risultato è un prodotto eterogeneo e frammentario: per poterlo vedere e provare a capirlo sono necessari pazienza e capacità d'immedesimazione. Il cortometraggio di Sean Penn uno dei più apprezzati, proprio perché il più vicino alla nostra sensibilità, più vicino al nostro modo di vedere e intendere il cinema. Personalmente mi ha colpito anche il cortometraggio di produzione britannica, sulla storia cilena degli ultimi trent'anni, magari poco attinente all'episodio in sé dell'attacco alle torri, concentrato invece sull'America come superpotenza internazionale che non esita a rinnegare quegli stessi ideali di cui si fa portavoce per perseguire i propri interessi, anche e soprattutto a discapito della popolazione civile. Certe scelte registiche sono effettivamente portate all'estremo, come nel cortometraggio messicano, ma nel complesso credo che sia un mosaico apprezzabile, in cui si vede una stessa tragedia da diversi punti di vista e non mi sembra che ci sia alcun "inneggiamento all'America", come qualcuno ha detto. Un inno alla pace, piuttosto, attraverso l'analisi della follia che conduce alla guerra e che la guerra stessa provoca, come nel cortometraggio giapponese ("Non esistono guerre sante").
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