Regia di Youssef Chahine, Amos Gitai, Alejandro González Iñárritu, Shohei Imamura, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn, Danis Tanovic vedi scheda film
Sfondo scuro, mentre s'odono rumori urbani frammisti alle cronache da tutto il mondo, e brevi fotogrammi con i corpi che precipitano dalle Torri. Alla fine, sullo schermo completamente bianco, una didascalia: “La luce di Dio ci guida o ci acceca?”
Alejandro González Iñárritu aveva capito che non si poteva rappresentare l'irrapresentabile. Niente fiction, niente sequenze, niente trama. Giusto alcuni flash e il resto lasciato al senso d'impotenza e spaesamento espresso dalla concitazione di chi tenta di descrivere qualcosa, trovandosi di fronte all'inenarrabile. D'un'essenzialità micidiale: l'assurdo della realtà trasmesso senza mediazioni artificiose, ma solo con l'impatto emotivo del momento. Un turbinare di frastuoni e una babele di voci inabissate nel disorientamento, dal quale emerge la percezione lancinante del caos che irrompe senza spiegazione. Dopodiché soltanto una domanda, diretta e immediata.
Se l'ipertrofia dell'immagine telegiornalistica depotenzia la portata tragica dell'evento, allora non rimane che ridurre tutto a qualche frame: “oscurare” e "de-spettacolarizzare" per giungere al cuore del dramma vissuto individualmente e collettivamente.
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