Regia di Youssef Chahine, Amos Gitai, Alejandro González Iñárritu, Shohei Imamura, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn, Danis Tanovic vedi scheda film
un progetto affascinante, sincero, onesto, tremendamente dolente. 11 registi per altrettanti segmenti. 11 punti di vista. 11 esperienze. non c'è un segmento che stanchi, non un minuto in cui lo sbadiglio prenda il soppravento. grazie al segmento di ouedraogo abbiamo la possibilità di trarre una boccata di sferzante ironia. ci si rammarica per la morte di tante persone innocenti e ignare attraverso la sofferenza e la morte di tante altre persone innocenti e ignare nel corso della recente umana storia. tragedie singole e mondiali, dimenticate, troppo presto affossate, rimosse senza vergogna, di cui non si parla o ci si interessa solo per poco tempo. questo non è un film che vuole fare dell'america la vittima simbolo perchè non è così. questo è un film che vuole ricordare i morti di tutte le tragedie umane. tragedie insensate, disumane, senza criterio... eccidi perpetrati nel nome di falsi valori(guerre sante, debellamento del comunismo) da persone che di valori non ne hanno... un mondo fatto per potenti non per pezzenti... ed è per questo che portando conforto agli stati uniti d'america per la perdita di vite umane con questo film si vuole ricordare le perdite di tante altre vite umane perse,torturate, massacrate anche dai difensori di pace e libertà come gli U.S.A. e questa non è propaganda politica, è realtà accertata. ed è per questo che non si può e non si deve etichettare questo tributo collettivo alla vita, alla pace e alla libertà con facili etichette come film anti americano. le tragedie non sono un monopolio statunitense e questo è anche un film fatto per ricordare che ne esistono altre e ne sono esistite molteplici che non si devono dimenticare.
costruire un rifugio anti atomico con mattoni di terra. per i bambini può essere un gioco, ma bisogna insegnare loro a restare in silenzio per rispetto a persone morte in una terra lontana e "nemica". i palestinese uccidono, i soldati americani muoiono, gli israeliani invadono il territorio palestinese e costringono gli abitanti ad andarsene distruggendogli case e umigliando i padri di fronte ai figli. l'11.09. nei primi anni 70 il cile veniva deliberatamente messo sul lastrico perchè l'economia del popolo destabilizzava il mercato internazionale. gli u.s.a. hanno posto rimedio sostenendo una dittatura squadrista che rapiva, torturava e uccideva... voilà, les jeux sont faits!!!
Youssef Chahine ci dice col sangue di quanti morti gli stati uniti si sono macchiati. e poi ci porta nella casa di una famiglia palestinese il cui figlio si prepara per fare un'operazione suicida.è duro, è lucido, cerca di essere imparziale. ken loach è arrabbiato e fa mandare una lettera di sostegno agli americani da un cileno che è stato torturato, imprigionato ed esiliato a vita dalla dittatura sostenuta politicamente e finanziariamente dagli stati uniti. uno sputo in faccia ma al quale non si può e non si deve rispondere se non chinando il capo e restando in silenzio, accettando di accettare le proprie responsabilità. manuel gonzalez inarritu ci tiene senza fiato, come in una camera a gas con uno schermo quasi sempre nero, intervallato da immagini di quel giorno di persone che si gettano nel vuoto pur di non bruciare vive. voci femminili che recitano in ispanico preghiere intervallate o sovrapposte alle cronache radiofoniche di quel giorno e agli insostenibili ultimi saluti via cellulare delle persone intrappolate nelle twin towers o sugli aerei. le donne nel segmento di danis tanovic esiliate in una terra spettrale che sfilano per ricordare la morte dei loro uomini, manifestano anche per le ennesime vittime della pazzia umana. gerusalemme sconvolta da un'auto bomba. un kamikaze palestinese ha causato nuovi feriti e altri morti. una reporter cerca di ricordare cosa è successo in occasione dell'11.09 di anni passati quando nell'auricolare viene informata che non andrà in onda per la catastrofe alle torri gemelle. mira nair ci parla della tragedia di una madre e di una famiglia(ma anche di una comunità)la cui scomparsa del figlio viene interpretata come la scomparsa dell'attentatore..... da terrorista ad eroe il passo è breve... da una storia vera. sean penn ci accompagna nella vita e nell'appartamento di un vecchio solo che vive nell'oscurità(rinchiuso tra alti grattacieli) e nel ricordo della moglie morta. quella semi-oscurità è come un velo che gli impedisce di realizzare i fatti e nella routine un giorno la sveglia si rompe. il giorno 11.09 non si alza come al solito alle 8 e mentre sullo schermo della tv lasciata accesa vediamo una torre crollare vediamo l'appartamento venire invaso dalla luce e i fiori rinsecchiti riprendere miracolosamente vita..... la tragedia di cui il vecchio è ignaro ha riportato per un istante la felicità, per poi farlo crollare di nuovo nello sconforto quando si prende atto che dorme di fianco ad un vestito vuoto per non parlare di shohei imamura. lui rimane nel passato e descrive gli orrori della "sua" guerra e di un uomo che sconvolto dalle atrocità viste e subite, decide che non vuole più essere un uomo, bensì un serpente, che sibilante annuncia "le guerre sante non esistono" e con esso anche la fine del film.
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