Regia di Youssef Chahine, Amos Gitai, Alejandro González Iñárritu, Shohei Imamura, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn, Danis Tanovic vedi scheda film
Undici registi ricordano, in totale libertà espressiva, la tragedia dell'11 settembre 2001, ciascuno con un episodio della durata di 11 minuti, 9 secondi e 1 centesimo. L'iraniana Samira Makhamalbaf (voto: 4) mostra una maestra che tenta di trasmettere ai suoi bambini l'importanza dell'accaduto, raccontando loro quanto successo alle Torri Gemelle. Ma i bambini sono cresciuti all'ombra della guerra e per loro la notizia ha un'importanza relativa. Il francese Lelouch (voto: 4) coglie l'occasione per leggere la mappa dei sentimenti alla luce della tragedia. Una donna sordomuta sta scrivendo una lettera di addio al suo compagno, ignara di quanto sta accadendo alle Torri Gemelle proprio mentre scrive. L'egiziano Chahaine (voto: 2) ricorda, attraverso un dialogo immaginario col fantasma di un soldato, il conflitto arabo-israeliano del 1983 e la tragedia di Beirut. Tanovic (voto: 2) mostra un gruppo di donne bosniache pigramente avvertite dalla televisione della notizia di quanto accaduto a New York: per loro è stata guerra tutti i giorni. Idrissa Ouedraogo (voto: 3) vira su toni da commedia: un gruppo di adolescenti del Burkina Faso avvista Bin Laden, sul quale pende una grossa taglia. Sperano allora che questa possa essere l'occasione per risolvere un po' dei problemi loro e del paese nel quale vivono. Ken Loach (voto: 4) ci ricorda un altro 11 settembre: quello del 1973, in occasione del quale un golpe militare depose Salvator Allende, legittimo presidente della repubblica cilena. A raccontare quei giorni è un cantante esule, Pablo Nilanes. 11 minuti di schermo nero, squarciato dalle voci registrate delle chiamate disperate di chi è finito sotto le macerie delle Torri Gemelle e frammenti di immagini televisive che riprendono l'evento sono la chiave stilisticamente estrema con la quale il messicano Inarritu (voto: 1) sceglie di ricordare quella data. Attraverso la cronaca convulsa di una redattrice televisiva, l'israeliano Amos Gitai (voto: 1,5) ci ricorda l'11 settembre quotidiano dei territori israeliani. L'indiana Nair (voto: 2,5) col suo episodio sottolinea quanto sia facile scambiare un eroe - il ragazzo morto nel tentativo di salvare altre persone - per un terrorista, semplicemente guardandone i caratteri somatici e conoscendone la religione. L'episodio dell'unico regista americano impegnato nell'operazione, Sean Penn (voto: 4), richiama l'attenzione sui drop out che l'America ha da sempre dimenticato e che vivono all'ombra di quelle che erano le Torri Gemelle brulicanti di persone superimpegnate in affari. Il crollo di quelle torri diventa allora l'occasione perché la pianta di un anziano vedovo (Borgnine) riveda finalmente la luce del sole. Chiude il film un episodio ad alto tasso simbolico nel quale il giapponese Imamura (voto: 1) mette in scena la vicenda di un uomo serpente. Encomiabile negli intenti, 11 settembre 2001 è tuttavia didascalico e marcatamente ideologico nella realizzazione. Al di là dello scarto tra i vari episodi (di Loach, Lelouch e Penn i migliori, inutili quelli di Imamura e Inarritu), l'operazione risulta essere un apologo corale che ci ricorda quanta retorica sia stata fatta su una tragedia che conosce da tempo molti paragoni. Peccato però che la pista battuta per raccontare gli "altri" 11 settembre sfiori spesso altrettanta retorica.
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