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My Name Is Tanino

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su My Name Is Tanino

di FilmTv Rivista
8 stelle

La scoperta dell’America di Tanino è una scoperta agrodolce. Picaresca e buffa, tenera e malinconica. Più che un viaggio è un ciondolare. È un incespicare festoso, sbadato e inconsapevole come lo scivolare e baloccarsi con il vocabolario e con la grammatica della lingua inglese. Come altri indimenticabili caratteri della commedia italiana storica, Tanino parte per mondi lontani ed esotici come se andasse ad una gita fuori delle mura del proprio villaggio. Il protagonista (ha la faccia, il dondolio, gli occhi spalancati e furbi di Corrado Fortuna) è uno studente mediocre e ignorantissimo di cinema e di scienze della comunicazione (non conosce un film, non ricorda un titolo), fissato con un filmaker fallito, Chinawsky che ha avuto il suo secondo di celebrità ad una Mostra di Pesaro, anni fa.

Da Castelluzzo, immaginario borgo siciliano, a Seaport, New England. Dai rovelli concettosi e buffi di un amico politicamente impegnato ai convenevoli della conversazione-interrogazione di una famiglia wasp. Dal salone di bellezza della madre con clienti ciarliere che insistono affinché il dinoccolato Tanino giri un bel film tipo ”vacanze a Castelluzzo” agli estroversi e arruffati italoamericani che lo accolgono e lo attanagliano quando arriva nel Nuovo Mondo. Il simpatico giovanotto va dove lo porta la ”cotta” a senso unico per Sally, una giovane americana incontrata nelle acque siciliane e dove lo aspetta l’eterno mito americano del quale c’è poco da capire. Paolo Virzì dirige il suo quinto film con mano leggerissima, accorta e solo apparentemente svagata. È il vero erede, il figlio, attento, divertente, competente e rispettoso, di una tradizione cinematografica che sa scrivere dialoghi, scendendo o salendo di tono e di complessità lessicale, nello spazio di pochi secondi, sa far sorridere o ridere con una battuta o con una situazione, rende trasparente la messa in scena in modo che siano i personaggi a riempire lo schermo. Ci sono alcune indecisioni e fragilità e potrebbero dipendere dalle vicissitudini produttive del film. Il regista sembra sedersi accanto a Tanino e, prendendolo per mano, lo sostiene nella sua scoperta, postsordiana, del passaggio dalla gioventù spensierata, confusa e spettinata alla società degli adulti.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 23 del 2003

Autore: Enrico Magrelli

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