Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Sembra che Virzì non riesca a capire che il futuro non esiste, quantomeno come problema: il futuro è soltanto il presente che fra poco sarà passato, mettiamola così. Perchè allora continuare a domandarsi angosciosamente che fare della propria vita? E' questo certo un brutto modo di attraversare il presente fino ad aver trasformato il futuro in passato. Eppure, come già in Ovosodo e nel prossimo Caterina va in città, i film del regista toscano vertono spesso su questa falsa problematica. E qui Tanino è pure un protagonista stupido, ottuso e sgraziatamente ottimista: c'è qualcosa di peggio al mondo che essere complessati ed ottimisti? E infatti gliene capitano di tutti i colori, anche se lui non si accorge mai che il problema centrale della sua vita è proprio lui stesso, quel suo stolido atteggiamento nei confronti della vita. Intriso di falso progressismo sinistroide da bancarella (con le magliette del Che ed un vasto assortimento di kefiah), Tanino è un film superficiale ed inconsistente che vorrebbe parlarci della crescita e dei sogni (post) adolescenziali, ma che invece ci annoia con le solite quattro banalità.
Un ragazzo siculo, timido e fallito come studente universitario, parte per gli Usa alla ricerca di una ragazza con cui aveva limonato l'estate precedente. Là ha dei parenti, ma sono chiassosi e fugge; si mette con un'obesa cafona solo perchè ha un mucchio di soldi, ma riesce a farsi scaricare quasi subito, facendosi pure infamare. Gli toccheranno pure la galera ed il rimpatrio, dopo aver visto morire il suo regista idolo Chinaski.
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