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Piccole volpi

Regia di William Wyler vedi scheda film

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La recensione su Piccole volpi

di Antisistema
10 stelle

Per chi fosse interessato alle origini del turbocapitalismo e della totale amoralità alla base di esso, Piccole Volpi (1941) di William Wyler è un film indicato per analizzare il fenomeno. La pellicola pur essendo ambientata nel Sud degli Stati Uniti, a differenza ddei film tratti dalle opere teatrali di Tennesse Williams, che hanno una visione abbastanza razzista verso gli abitanti degli stati del sud (come se quelli del nord fossero poi migliori), parte dal microcosmo della casa di Regina Giddens (Bette Davis), per universalizzarne la condizione particolare a tutto il paese. Regina, insieme ai suoi due fratelli Benjamin e Oscar, non sono uniti da alcun legame affettivo, ma solo e soltanto dall'avidità del guadagno e dell'accumulo compulsivo. Regina è vittima di una società maschilista ed opprimente, che dà opportunità gestorie e benefici dell'eredità ai soli maschi, finendo così per ritrovarsi totalmente sola e alla fine per sfuggire ad essa un mercante benestante di nome Horace con cui ha una figlia Alexandra (Teresa Wright). il problema è che Horace a differenza della moglie e dei fretelli di lei, non ha ambizioni economiche esagerate, specie perchè ha cambiato modo di vedere la vita e concepire l'esistenza, da quando ha scoperto di essere seriamente malato di cuore. 

La totale mancanza di ambizioni economiche di Horace, contrasta con l'enorme fame di Regina; un appetito originato dalla frustrazione di essere una donna vittima delle discriminazioni della sua condizione femminile e dall'impossibilità nel poter gestire liberamente le risorse economiche della propria famiglia, poichè sono tutte intestate al marito, che si oppone tenacemente all'affare proposto dai fratelli della moglie, poichè estremamemnte disgustato dai loro trucchi ed imbrogli, di cui hanno fatto largo uso durante tutta la loro vita per arricchirsi anche solo di un singolo dollaro in più. 

 

Bette Davis, Carl Benton Reid, Charles Dingle

Piccole volpi (1941): Bette Davis, Carl Benton Reid, Charles Dingle

 

Saggiamente Wyler con l'aiuto della sceneggiatrice Lillian Hellman (autrice dell'opera teatrale), decide di non discostarsi troppo dalla fonte originaria, poichè questi mangifici dialoghi andavano preservati e conservati così com'erano senza interventi esterni. La regia giustamente si mette al servizio della storia senza inutili virtuosimi o vezzi d'autore che avrebbero solo distratto lo spettatore dal cuore dalla vicenda. Il regista non rinnega l'origine teatrale, ma la rende palese agli occhi dello spettatore grazie alla fotografia di Gregg Tolland, che adoperando speciali lenti nella macchina da presa, riesce a conferire una grande profondità di campo alla messa in scena mettendo a fuoco i personaggi in primo piano e ciò che è sullo sfondo, dando egual peso ed entrambi i piani (l'utilizzo più riuscito di tale tecnica lo si vede quando c'è Bette Davis in primo piano seduta sulla poltrona con il marito che tenta di salire faticosamente le scale o nel confronto finale tra Regina e i suoi fratelli con l'ingenua ed idealista Alexandra seduta avvilita e sconsolata sulla poltrona in secondo piano). L'uso massiccio e consapevole della profondità di campo al giorno d'oggi può sembrare cosa ordinaria, ed invece, ciò rivela l'estrema abilità tecnica di Wyler, rompendo una delle regole fondamentali del cinema classico dove essa non era adoperata, poichè distraeva lo spettatore durante la visione. 

 

Teresa Wright, Bette Davis

Piccole volpi (1941): Teresa Wright, Bette Davis

 

Solitamente la profondità di campo dovrebbe rendere più cinematografica l'opera teatrale, ma in tal caso essa è mirata ad accenturare la scenografia vasta ed accurata della villa di Horace, dove su vari piani e stanze, si passa un rapporto amorevole tra padre e figlia (totalmente aliena dalle logiche turbocapitaliste) alle continue invettive tra Regina, Benjamin ed Oscar che puntano all'accumulo compulsivo di denaro, in un'ossessiva gara di competizione che di morale non ha nulla e che si basa sull'acquisire vantaggi ed informazioni decisive per ricattare la controparte ed ottenere una fetta di torta maggiore. La location vasta e chiusa della villa accentua volutamente la teatralità dell'opera, poichè Regina, Benjamin ed Oscar sono tre persone "artificiose" che hanno perso ogni sentimento (che può essere coltivato solo in luoghi aperti visto il finale) a vantaggio del solo e mero interesse personale. La vita di Regina è frutto solo e soltanto delle sue decisioni che hanno messo l'interesse del soldo innanzi ad ogni cosa, quindi nel magnifico finale con l'inquadratura sulla finestra, non vediamo la felicità della donna nell'aver conseguito i suoi scopi, ma la schietta costatazione di ciò che sarà d'ora in poi la sua esistenza. Dal primo 900' in poi il turbocapitalismo ha trovato largo consenso in tutti gli Stati Uniti per poi infettare il mondo; per chi si oppone ad esso c'è solo la morte, un silenzio annichilente oppure una fuga verso chissà dove e a che prezzo (anticipando quasi il finale del Laureato, anche se qua c'è ancora un barlume di felicità per chi si oppone al sistema). Piccole Volpi rappresenta la miglior trasposizione teatrale di sempre, nonchè una perfetta esposizione delle origini del'attuale sistema economico e sopratutto delle persone dietro i meccanismi del capitalismo. Un'opera angosciante e fortemente pessimista e che rappresenta l'apice di tutta la carriera del regista, nonchè della sua collaborazione con Bette Davis, che qui è al massimo della sua bravura recitativa, riuscendo a non far scadere mai nella macchietta monocorde il suo personaggio grazie all'attenta direzione di Wyler che ne ha smussato i più evidenti tic e manierismi recitativi (anche a costo di notevoli scontri con l'attrice che alla terza collaborazione era in disaccordo su tante cose; dalla caratterizzazione del personaggio al trucco sino all'arredamento della villa, sino ad essere stufa nel suo dover rifare le scene una marea di volte... il regista d'altronde era soprannominato Wyler 40-take, ma alla fine Bette Davis lo considerava un genio). 

Un'opera meno conosciuta rispetto ai suoi film più famosi come Vacanze Romane (1953) e Ben-hur (1959), ma Wyler è un regista che ha dato sicuramente il meglio di sè negli anni 30' e 40', e sopratutto negli adattamenti di opere letterarie o di derivazione teatrale, dove riusciva a dare il meglio delle sue doti di cineasta. 

 

Bette Davis, Herbert Marshall

Piccole volpi (1941): Bette Davis, Herbert Marshall

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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