Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film
Un ricatto subdolo costringe la giovane psicologa a venir coinvolta in situazioni estremamente imbarazzanti, almeno per il carattere schivo e timido che l'ha sempre contraddistinta. Dove vuole arrivare il maniaco? Sarà davvero tutto bello e corretto quello che rientra nella sfera privata, apparentemente irreprensibile, della giovane donna?
“Il serpente è quello che tutte le donne hanno in corpo. Una metafora che mi attrae sempre. Quando penso ad una donna, la immagino con un serpente che le vive dentro” (Shinya Tsukamoto, da Wikipedia)
Durante la stagione estiva delle piogge, giugno in Giappone, la bella ma complessata o troppo timida Rinko è una psicologa addetta ad un call center di primo soccorso. Tra i tanti casi disperati a cui deve cercare di porre rimedio dando conforto e sicurezza, le capita di riuscire a far desistere un uomo malato terminale di cancro dal suicidarsi.
Per riscattarsi di questo servizio, l’uomo, un ex fotografo, decide di riprenderla di nascosto in atteggiamenti piuttosto imbarazzanti, e contattandola dopo averle recapitato le foto, la ricatta minacciando di farle vedere all’anziano marito di lei, un tipo bigotto e ossessionato dalla pulizia, con cui Rinko conduce una vita di coppia serena ma sessualmente inconsistente.
Costretta a cedere al ricatto, la donna viene costretta ad assumere atteggiamenti in situazioni che la vedono esposta a comportamenti per lei decisamente imbarazzanti: indossare una gonna cortissima, recarsi ad acquistare un vibratore, addirittura inserirselo dando il telecomando all’uomo, che lo attiva a sui piacimento.
Un maniaco folle e rancoroso? Così sembra, ma solo se si esamina la vicenda in modo parziale, senza addentrarsi nello specifico di una vita di coppia comunque malata e decisamente menomata della sua essenza.
Scopriremo infatti che l’uomo ha ben altre intenzioni e fini, e che il vero marcio è ciò che si è radicato in un rapporto di coppia troppo superficiale e di facciata. Si scopriranno tante altre cose, che in questa sede è bene non raccontare, e che ci indurranno a cambiare decisamente opinione su ognuno dei tre personaggi coinvolti in questo groviglio intricato e diabolico, perennemente sovrastato dallo scroscio sferzante di una pioggia che contribuisce a mantenere plumbee le tese atmosfere nonché gli sfondi sfocati e suggestivi che incombono dietro i personaggi.
Tsukamoto dirige, interpreta, produce e cura quasi ogni altro aspetto tecnico e dettaglio di questo suo buon thriller erotico, fotografato da una fosforescente e quasi accecante luce azzurrina che elimina ogni colore, ma anche il grigiore magari un po’ scontato del bianco e nero.
Il regista, come spesso accade nel suo cinema, si concentra su un numero limitato di personaggi e gioca con loro come il gatto con i topi, o ancor meglio come un burattinaio ben conscio, al contrario di noi spettatori, di come andrà a finire la sua storia.
Sotto la pioggia perenne. tipica del mese di giugno in Giappone, A snake of june celebra il riscatto della donna e la sua liberazione dal giogo ossessivo e condizionante di un rapporto di coppia letteralmente castrante, di circostanza, superficiale, egoistico, di certo controverso.
E ribalta la più classica situazione della donna minacciata dal maniaco, mantenendo la tensione, volutamente indirizzata sull’individuo (almeno in parte) sbagliato, ma anche inevitabilmente in posizione smaccata di indiziato eccellente, per creare sul pubblico una svolta inaspettata, una sorpresa piuttosto inattesa, che racchiude anche una spiegazione forte, in grado di rivelarsi, se non probabile, almeno plausibile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta